I ricercatori sono riusciti a svelare i segreti della “Giant Dark Cloud”, una gigantesca nuvola che ricopre Venere da almeno 30 anni. Gli scienziati hanno scoperto che su Venere è presente un modello meteorologico riconoscibile, presente in maniera persistente nell’atmosfera del pianeta.
La “Giant Dark Cloud” è stata notata per la prima volta nelle osservazioni effettuate dalla telecamera a infrarossi presente a bordo della sonda spaziale giapponese Akatsuki. Questa orbita attorno a Venere dal 2015. La ricerca è stata descritta in un articolo pubblicato il 6 agosto su The Planetary Science Journal
La nuvola presenta delle dimensioni gigantesche e ricopre un terzo della latitudine del corpo celeste attorno al suo equatore. I ricercatori, dopo averla identificata, hanno cominciato la ricerca della nuvola negli archivi di osservazioni ad infrarossi. Hanno così scoperto che la nuvola era presente nelle osservazioni effettuate negli ultimi tre decenni.
Kevin McGouldrick, scienziato planetario dell’atmosfera presso il Laboratory for Atmospheric and Space Physics, dell‘Università del Colorado Boulder e autore principale di una nuova ricerca sul fenomeno, ha dichiarato che: “La fisica legata alle nuvole è un qualcosa che generalmente agisce su scale temporali molto brevi”.
Kevin McGouldrick, continua spiegando che: “Osservare un fenomeno meteorologico che persiste per decenni, o anche secoli, è decisamente strano. Il mutamento, con la presenza di un’atmosfera planetaria, è una condizione del tutto naturale. Se invece esiste qualcosa che diviene persistente, questa è una caratteristica che crea interesse”.
La Giant Dark Cloud
La Giant Dark Cloud possiede due aspetti molto interessanti. Inizialmente, secondo quanto affermato da Kevin McGouldrick, “il fenomeno è stato catalogato come un disturbo, un effetto transitorio dalla luce all’oscurità che si ripeteva. La transizione è avvenuta soltanto su un paio di gradi di longitudine, nonostante l’estensione della nuvola sull’equatore a circa 30 gradi di latitudine nord e sud”.
Kevin McGouldrick, continua spiegando che: “Un altro aspetto molto interessante era l’enorme struttura dietro di essa, quasi a grandezza emisferica, da cui deriva la sua denominazione”.
La struttura osservata sembrava anche che orbitasse in modo diverso, in confronto ai fenomeni del tempo presenti su Venere. Questa condizione creava quindi una separazione netta sul pianeta una volta ogni cinque giorni. L’evento, in quelle che McGouldrick ha definito “nuvole di fondo”, poteva avvenire anche più velocemente in alcuni periodi.
La Giant Dark Cloud è stata identificata per la prima volta nei dati raccolti dall’orbita dell’Akatsuki. Purtroppo però la sonda non era posizionata in modo da svelare i segreti del fenomeno. Infatti, la sonda trascorre la maggior parte del suo tempo abbastanza lontano dal pianeta da poter vedere una vista dell’intero emisfero sull’equatore.
L’Akatsuki non è neanche provvisto dello spettrometro, uno strumento fondamentale per poter permettere ai ricercatori di analizzare l’impronta digitale della luce e determinare di quali componenti è composta la nuvola osservata.
Secondo McGouldrick, “riuscire a comprendere che cosa fosse solamente con i dati dell’Organizzazione Alba è stato molto complesso. Il fenomeno continuava ad apparire ripetutamente ed aveva una morfologia costante, tanto da riuscire a tracciare in quale modo si muoveva intorno al pianeta. Ma poter definire esattamente cosa stava accadendo e in quale modo mutava era davvero difficile da definire”.
Gli avvistamenti della Giant Dark Cloud
Gli astronomi avevano individuato la Giant Dark Cloud in diverse osservazioni in vari punti della Terra a partire dal 1986. Purtroppo però gli avvistamenti non sono stati abbastanza coerenti da consentire agli scienziati di ricostruire la storia della nuvola.
McGouldrick, insieme ai suoi colleghi, ha deciso di analizzare le osservazioni effettuate dal Venus Express, una missione che ha studiato il pianeta per l‘Agenzia spaziale europea (ESA) tra il 2006 e il 2014. Questo per poter cercare la presenza di eventuali osservazioni del fenomeno.
La sonda Venus Express possedeva lo spettrometro per immagini termiche a infrarossi e visibili, il VIRTIS. Questo strumento, che poteva vedere la luce infrarossa, ha permesso ai ricercatori di completare l’analisi chimica mancante nei dati dell’Akatsuki.
McGouldrick e i suoi colleghi, attraverso i dati di Venus Express, stanno cercando di comprendere il fenomeno osservato. Fin’ora, i ricercatori, sono riusciti ad analizzare solamente alcuni dati. Nonostante ciò, è stato possibile mettere insieme un’immagine di ciò che sta accadendo.
I primi dati rivelano che il fenomeno forse riesce ad influenzare le proporzioni di acido solforico e vapore acqueo nelle nuvole, nonché la loro altitudine e le loro dimensioni.
Riuscire ad analizzare la Giant Dark Cloud, qualunque sia il suo aspetto, può aiutare gli scienziati a comprendere meglio i fenomeni presenti nell’atmosfera terrestre. Questo perché Venere è il pianeta più simile alla Terra per alcuni aspetti.
Conclusioni
McGouldrick, ritiene che la Giant Dark Cloud, sia correlata ad una caratteristica atmosferica, presente su larga scala, denominata onda Kelvin. I ricercatori conosco bene questa onda che agisce ad un’altitudine più elevata nell’atmosfera di Venere, e che si verifica anche sulla Terra.
Per un pianeta poco conosciuto come Venere, poter riconoscere una caratteristica atmosferica stabile è un passo in avanti. McGouldrick, conclude affermando che: “Riuscire a riconoscere questi schemi ripetuti è un aspetto fondamentale per la ricerca. Se questo non avvenisse non saremmo neanche in grado di comprendere cosa stia accadendo su Venere. Adesso che lo possiamo osservare, abbiamo qualcosa da analizzare”.
FONTE:
Grazie seguo con interesse tutti i documenti postati. Grazie molto interessabnti.
Grazie a te per il gradito feedback
Ho riscontrato diversi errori di grammatica e ortografia. Peccato. In articoli di questo livello non dovrebbero esserci inciampi di questo genere.