Il portiere di notte (1974) è uno dei film più riusciti e discussi di Liliana Cavani (classe 1933). Le tematiche del film, con l’incrocio tra ideologia nazista e rapporto sadomasochistico che per la regista mantovana trovano la loro spiegazione soltanto nell’ambivalenza della natura umana che soltanto Sade e Dostoevskij hanno compreso, ha letteralmente spaccato in due critica e pubblico.
La storia si svolge nel 1957 in un sordido albergo di Vienna base di un gruppo di ex nazisti che tengono riunioni segrete nell’hotel per sviluppare strategie atte a far sparire qualsiasi prova che li colleghi ai loro crimini di guerra. Anche il portiere di notte Max (uno straordinario Dirk Bogarde) è un ex ufficiale delle SS che lavora soltanto di notte complice degli altri gerarchi. Un giorno arriva in hotel per un breve soggiorno, Lucia (una conturbante Charlotte Rampling) una delle poche persone viventi che potrebbe testimoniare contro di loro. Lucia è un’ex giovane prigioniera del campo di concentramento di Vienna che nel frattempo ha sposato un americano, direttore d’opera lirica.
Max la riconosce subito e ricorda il momento in cui ha violentato Lucia nel campo di concentramento dove prestava servizio e di come la loro relazione si fosse lentamente trasformata in qualcosa di più complesso e torbido del semplice rapporto tra vittima e carnefice. L’arrivo di Lucia scatena nuovamente una reciproca attrazione sessuale di chiara impronta sadomasochista che li porta a legare i loro destini nonostante il passato oscuro che entrambi condividono e per il palese, e forse in parte eccitante, pericolo rappresentato dai camerati di Max, Klaus e Hans, che non sembrano cambiati affatto nel loro atteggiamento di nazisti fanatici e assetati di sangue.
Impeccabilmente scritto, girato ed interpretato Il Portiere di Notte, urticante e seducente allo stesso tempo, ci impone riflessioni profonde e non superficiali sulla natura della sessualità e della natura umana e con il suo tragico finale sulla forza di una passione senza limiti che persino nel dramma senza precedenti dell’Olocausto riesce ad emergere costringendoci ad interrogarci sui legami tra uomo e donna, anche quelli più oscuri e controversi.