Sotto la dominazione mussulmana dei Fatimidi l’Egitto conobbe tra il X e il XII secolo una nuova “epoca d’oro”. Dalla conquista de Il Cairo, avvenuta nel 969 i dominatori mussulmani trasformarono la città egiziana nel più importante centro culturale ed economico del Mediterraneo. L’originaria Al-Fusṭāṭ, che all’inizio era poco più che un campo fortificato, si caratterizzerà come uno dei centri urbani più popolosi e dinamici dell’intero Califfato, diventando capitale dell’Egitto, solo con Ahmad b. Tūlūn nel IX secolo.
Il Cairo sotto i Fatimidi diventa il punto nevralgico delle vie carovaniere proveniente dall’interno del continente africano, ma grazie al controllo della sponda occidentale della penisola arabica, controllerà le rotte commerciali che spaziano dal Mediterraneo al Mar Rosso e da qui all’Oceano Indiano.
Si tratta di uno spazio economico immenso che grazie alle navi è in grado di movimentare quantitativi di merci impensabili con il solo trasporto terrestre. Al Fustat-Il Cairo provengono dalle coste tunisine e dalla Sicilia seta andalusa e siciliana, prodotti minerari e chimici iberici, come l’antimonio e il mercurio; poi zafferano, piombo, carta, cotone siciliano e tunisino che viene scambiato con lino d’Egitto.
Nel grande mercato cairota però si vendono, apprezzatissimi, prodotti orientali come il sale ammoniaco, la noce moscata, la lacca, coloranti come il legno brasile e soprattutto il pepe, il cui prezzo letteralmente raddoppia nel trasporto dalla capitale egiziana verso i porti siciliani o tunisini. Questa spezia per secoli ha giocato un ruolo fondamentale negli scambi commerciali tra oriente ed occidente, chi volesse approfondire può leggere il nostro articolo Piccola storia del pepe.
In questo periodo però non si trova traccia di scambi commerciali che riguardano bestiame o i cereali, la tecnologia navale dell’epoca non permette infatti di sopportare carichi eccessivi, come avverrà nel Mediterraneo dal Duecento in poi. L’equivalente come centro commerciale del Cairo nel Mar Rosso è Aden, dove si trasferiscono i mercanti del Golfo Persico per sfuggire al piccolo stato corsare dell’attuale Bahrein.
Aden diventa il grande deposito di cannella, zenzero, chiodi di garofano, canfora ed è il polo da cui si parte per arrivare al Cairo attraverso il mare, fino ad Aydhab e a Wadi Allaqi – la città dei cercatori d’oro, in Sudan – e Assuan. Se i mercanti riescono a sfuggire ai pirati, giungono fino al porto di Berenice e da qui a bordo di grandi chiatte, gli usharis, risalgono il Nilo fino al Cairo.
Si forma così, grazie ad una serie di depositi a cielo aperto disseminati per tutta la regione, una rete di mercanti multietnica che stabilisce relazioni consolidate interne ed internazionali. Sono mussulmani, ebrei, cristiani, zoorastriani, indù che prospereranno anche durante il governo mamelucco dal Duecento in poi. Il commercio egiziano è diversificato e movimenta anche merci dal cuore dell’Europa verso l’Oriente come pellicce russe, armi, metalli di contrabbando, vasellame d’argento, corallo siciliano lavorato.
Dall’India provengono spezie, profumi, piante tintorie che vengono pagate per il 90% con il baratto e per il restante 10% in oro, ricavato dal centro Africa, nelle miniere sudanesi o nelle leggendarie città del continente nero come Timbuctù e Sigilmasa. La crescita economica egiziana si deve però non soltanto a questa intensa rete di traffici ma beneficia della ripresa economica della Siria e della Palestina e di tutto il tratto marittimo mediorientale, degli scali di Aleppo, Tiro, Tripoli, Ascalona; e delle nuove e strette relazioni commerciali con Cipro, che apriranno nuove opportunità ai mercanti egiziani.
Fonti:
Alcune voci di Wikipedia
Mascilli Migliorini, Luigi; Feniello, Amedeo; Francesca Canale Cama. Storia del mondo
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