Ronnie Spector, la “bad girl” del rock

Ci sono canzoni che hanno segnato un’epoca e che sono diventati il marchio pressocchè distintivo dell’artista che le ha scritte o interpretate.
E’ il caso di “Be my Baby” scritta da Phil Spector insime a Jeff Barry ed Ellie Greenwich, registrata nel 1963 e diffusa nell’agosto del 1964. La canzone che ebbe un successo imprevedibile, tanto da piazzarsi in seconda posizione nella Billboard 100, fu interpretata da un trio tutto al femminile, The Ronettes.

La nascita della band

Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni dei sessanta, i gruppi vocali al femminile erano sulla cresta dell’onda ma pochi ebbero il successo clamoroso quanto effimero delle Ronettes.
Il gruppo si era costituito nel 1957 grazie a Veronica Bennett con una prima formazione che comprendeva cinque ragazze tutte imparentate tra di loro: Veronica, sua sorella Estelle e le cugine Nedra, Diane ed Elaine.
Il gruppo vivacchia per alcuni anni senza riuscire a sfondare, finché nel 1963 Estelle contatta il produttore e compositore Phil Spector riuscendo ad organizzare un provino per la band che si era nel frattempo ridotta a Veronica, Estelle e Nedra.


Il provino va benissimo e Spector contrattualizza il gruppo che assume il nome definitivo di The Ronettes.
Si tratta della svolta, Spector inventore della tecnica “Wall of Sound” fu pioniere del sound dei gruppi femminili degli anni sessanta come le Crystals e appunto le Ronettes, e realizzò più di venticinque singoli da Top-40 solo tra il 1960 e il 1965. Più tardi lavorò con Tina Turner, John Lennon, Leonard Cohen e i Ramones raggiungendo successi simili. Inoltre Spector lavorò alla realizzazione di Let It Be dei Beatles e del The Concert for Bangla Desh di George Harrison, rispettivamente vincitori di Oscar e Grammy.

Phil Spector, pigmalione e carnefice


Il rapporto professionale tra Spector e le Ronettes è inizialmente favorito dalla storia d’amore, intensa e breve con Veronica, che sposandosi assumerà il nome d’arte di Ronnie Spector.
Phil Spector ci mette infatti poco più dei 2 minuti di “Be My Baby” per trasformare definitivamente la minuta e indifesa ragazza in una donna sexy e una macchina destinata al successo, la prima vera bad girl del rock. Ben presto però il loro matrimonio si trasforma in un incubo per Ronnie, coattivamente costretta nella villa di Los Angeles dalle manie e gelosie del suo uomo e pigmalione.

Un hit evergreen


Nel frattempo con “Be my baby” il successo diventa travolgente, negli anni a seguire diverrà una delle canzoni più conosciute della sua era e, sicuramente, anche uno dei brani che maggiormente hanno influenzato l’evoluzione dell’intero genere pop, piazzandosi alla posizione numero 22 della lista delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi, secondo la rivista Rolling Stone.
La frattura con Spector però segnerà il declino delle Ronettes, unico gruppo femminile a produrre scene di isteria di massa tra i fan come accadeva abitualmente solo per i Beatles e i Rolling Stones.

La carriera da solista


Nel 1967 dopo un breve tour in Germania il gruppo si scioglie e decide di continuare separatamente la propria carriera artistica. Soltanto però Ronnie Spector continuerà ad avere un certo successo nel proseguo del tempo. Durante la sua carriera di solista, Ronnie duetterà con George Harrison e, negli anni ’70, con Bruce Springsteen. “L’originale cattiva ragazza del rock” calcherà a lungo le scene pur non rinnovando più i fasti del suo sodalizio con Spector e le Ronettes e morirà a Danbury, una cittadina del Connecticut, il 12 gennaio 2022, all’età di 79 anni.

Phil Spector, l’ex marito, in quanto a vita turbolenta e ossessiva non era da meno, condannato nel 2019 a 19 anni di carcere per omicidio di secondo grado in seguito all’uccisione di Lana Clarkson, l’attrice e modella con cui conviveva, morirà un anno prima di Ronnie, in stato di detenzione a causa del Covid19.

Per saperne di più:

Phil Spector

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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