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Vita su altri pianeti, più soli ci sono meglio è

Vita su altri pianeti, più soli ci sono meglio è. I ricercatori, quando cercano pianeti che potrebbero sostenere la vita nella nostra galassia, cercano le condizioni giuste per creare la cosiddetta “zona Riccioli d’oro”. Questa, che viene definita anche zona abitabile, si riscontra quando un pianeta si trova alla giusta distanza dalla sua stella. Tutto ciò gli permette di avere una temperatura confortevole e acqua liquida sulla sua superficie.

Le forme di vita, per quello che sappiamo, hanno necessità della presenza di acqua, un componente che potrebbe esistere sui pianeti all’interno delle zone abitabili delle loro stelle. I ricercatori, attualmente, stanno proponendo che alcune interazioni violente tra le stelle potrebbero effettivamente aumentare le zone abitabili per i pianeti che orbitano attorno a sistemi binari, quindi a due stelle. Lo studio svolto è stato pubblicato sul Monthly Notice della Royal Astronomical Society.

Vita su altri pianeti

I sistemi planetari, all’inizio della loro formazione, sono un luogo ostile e molto tumultuoso. Le stelle nascono nei vivai stellari, luogo in cui questi oggetti sono raggruppati insieme e spesso provocano violente collisioni. I piccoli pianeti orbitano attorno alle stelle in dischi fatti di gas e polvere. Tutto quello che accade qui risulta quasi in contrasto con la possibilità che i sistemi planetari si formino.

Secondo gli astronomi dell’Università di Sheffield queste condizioni potrebbero effettivamente aiutare la zona abitabile. Bethany Wootton, una studentessa universitaria, e Richard Parker, membro della Dorothy Hodgkin della Royal Society, hanno sviluppato un modello per osservare come cambia la zona abitabile attorno ai sistemi binari. I ricercatori ritengono che un terzo dei sistemi stellari della nostra galassia, la Via Lattea, siano costituiti da due o più stelle. Il numero aumenta se si considerano le stelle più giovani.

La dimensione della zona abitabile, in un sistema con più di una stella, è determinata dalla distanza delle stelle l’una dall’altra. Se queste sono distanti, ognuno ha la propria zona abitabile, in base alla radiazione di quella stella. Ma se invece le stelle sono vicine, anche le loro zone abitabili sono più vicine tra loro e forniscono una zona più ampia e più calda. Più grande è la zona, maggiori sono le possibilità per un pianeta di trovarsi nel posto giusto per sostenere la vita.

Vita su altri pianeti: lo studio

I ricercatori hanno utilizzato delle simulazioni per osservare gli ammassi di giovani stelle nei vivai stellari, che possono contenere fino a 350 sistemi binari. Di queste 350, 20 vengono avvicinate a causa dei movimenti di una terza stella. Alcuni sistemi stellari binari avevano anche zone abitabili sovrapposte. Tutto ciò aumenterebbe la possibilità che un pianeta in orbita attorno ad una o entrambe le stelle si trovi nel posto giusto.

Bethany Wootton ha spiegato che: “La ricerca della vita altrove nell’universo è una delle domande fondamentali della scienza moderna. Noi abbiamo bisogno di ogni piccola prova che possiamo trovare per aiutarci a rispondere. Il nostro modello suggerisce che ci sono molti più sistemi binari in cui i pianeti si trovano nelle zone Goldilocks di quanto pensassimo. Questo aumenta le prospettive di forme di vita. I mondi amati dagli scrittori di fantascienza, dove due soli brillano nei loro cieli sopra la vita aliena, sembrano molto più probabili ora”.

Conclusioni

La ricerca della zona abitabile ha anche motivato la creazione dell’Habitable Zone Planet Finder. Quest’ultimo è uno spettrografo astronomico in grado di misurare i segnali infrarossi delle stelle vicine e trovare pianeti che potrebbero supportare l’acqua sulla loro superficie.

L’HPF si trova presso l’Osservatorio McDonald’s dell’Università del Texas ad Austin. Lo strumento ha come obiettivo quello di cercare pianeti di piccola massa attorno a delle fredde stelle nane rosse. Le stelle scelte sono note per ospitare pianeti rocciosi. Il nuovo cercatore di pianeti ha iniziato a funzionare lo scorso febbraio.

FONTE:

https://edition.cnn.com/2019/03/06/world/exoplanets-habitable-zone-binary-stars-scn/index.html

Fabiana Leoncavallo

Laureata in architettura, mi ritengo una persona piuttosto poliedrica. Grande appassionata di scienze, astronomia, storia, letteratura, cinema e serie tv, tutti argomenti che amo descrivere nei miei articoli, che si basano su ricerche valide. Inoltre, amo molto effettuare studi sulla natura, sugli animali, sui cambiamenti climatici, sulla salute e l’alimentazione.

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  • Non ha senso usare un solo parametro come la presunta temperatura, che oltretutto non dipende solo dalla distanza dalla stella, per verificare l'abitabilità di un pianeta. Senza un' atmosfera con la composizione che ha, la Terra sarebbe una palla di ghiaccio e senza la Luna a stabilizzarne l'asse non potrebbe avere vita oltre che microbica. E sono solo due fattori fra i tanti che hanno permesso la vita.
    Vale anche il contrario, visto che la NASA pensa di cercare vita fuori dalla "zona abitabile" come su Europa ed Encelado.

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