giovedì, Novembre 7

I pianeti interstellari

Sono chiamati anche pianeti orfani o pianeti erranti. Sono quei pianeti che hanno perso contatto con la propria stella ed adesso vagano nello spazio interstellare.
Un nuovo studio pubblicato su “Nature” da Przemek Mróz dell’Osservatorio universitario di Varsavia, in Polonia, ha concluso che sono probabilmente 10 volte meno comuni di quanto stimato finora.
La tecnica per ricercare questi misteriosi pianeti vagabondi si basa sui principi della relatività generale formulata da Einstein.
Come è noto lo spazio e il tempo sono concepiti, da Einstein, come un unicum quadrimensionale, lo spazio-tempo. Ogni massa dell’universo deforma lo spazio-tempo intorno a sé, come farebbe un pallone di cuoio posato al centro di un lenzuolo fissato ai quattro angoli. Ciò rende conto del fatto che una seconda massa più piccola, per esempio una palla da tennis, posata sullo stesso lenzuolo, cadrebbe nella depressione creata dalla più grande, cioè verrebbe attratta da essa.
Inoltre la deformazione del tessuto dello spazio-tempo prodotta dalle masse fa anche deviare i raggi di luce che si trovino a transitare nelle sue vicinanze. Questo fenomeno fisico produce di fatto una sorta di lente gravitazionale, che nel caso di masse relativamente piccole, assume il nome di micro-lente gravitazionale.
In questo caso l’effetto della massa si fa sentire solo con lievi variazioni di luminosità apparente della sorgente lontana, e può essere sfruttato per rilevare la presenza di oggetti che emettono pochissima luce o non ne emettono affatto, come nane brune, stelle di neutroni, buchi neri e, appunto, pianeti vaganti.
Ed è grazie all’utilizzo di questa tecnica che i ricercatori dell’Università di Varsavia hanno potuto effettuare una stima piu’ precisa dei pianeti errabondi.

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