Gutzon Borglum era un’artista eccentrico e molto determinato, quasi cocciuto, aveva studiato arte a Parigi nella seconda metà del XIX secolo e nel 1901 aveva aperto uno studio a New York.
Nel 1923 gli fu commissionata un’opera scultorea che immortalasse i più grandi Presidenti degli Stati Uniti in una sorta di riedizione di una delle sette meraviglie del mondo, da tempo immemore, scomparsa: Il colosso di Rodi.
Per “tela” scelse un’intera montagna del Sud Dakota. Accanto a George Washington, padre della patria, Thomas Jefferson estensore della Dichiarazione di indipendenza, Abramo Lincoln emancipatore dei neri e riunificatore della nazione, Borglum volle inserire anche Theodore Roosevelt, suo grande amico, con la “scusa” che era stato colui che attraverso il canale di Panama aveva collegato i due oceani.
La “tela” era il Monte Rushmore, una montagna alta 1746 in granito precambiano a grana fine.
Borglum diresse un’equipe di operai che dapprima abbozzò la sagoma dei volti con la dinamite e poi , servendosi di modelli in una scala 1:12, scolpì e cesellò la roccia fino a ricavarne le teste dei 4 presidenti scelti per rappresentare i primi 150 anni della storia americana.
Quella di George Washington fu l’effige ultimata per prima nel 1930, seguita da quella di Thomas Jefferson nel 1936 e dal volto di Abramo Lincoln nel 1937. Il volto del presidente Theodore Roosevelt , amico di Borglum, fu l’ultimo a comparire, nel 1939.
Lo scultore di origni danesi era riuscito perfino a “disegnare” in una roccia durissima anche i famosi occhiali a pince-nez di Roosevelt.
Borglum mori’ nel 1941 di emorragia cerebrale lasciando l’opera incompiuta che sarà terminata con la supervisione del figlio.
Secondo i geologi il granito del monte Rushmore si erode di due centimetri e mezzo ogni diecimila anni!
A questo ritmo, a meno di collisioni con meteoriti o terremoti catastrofici la figura di Roosevelt sopravviverà per almeno sette milioni e duecentomila anni in ricordo del suo canale.