Ancora una volta il fenomeno previsto da Einstein che va sotto il nome di lente gravitazionale ha permesso ai ricercatori un’importante scoperta, la stella singola più lontana nel tempo e nello spazio mai individuata. Una lente gravitazionale è una distribuzione di materia, come una galassia o un buco nero, in grado di curvare la traiettoria della luce in transito in modo analogo a una lente ottica. Una ricerca pubblicata recentemente su Nature Astronomy che coinvolge un team internazionale di ricercatori annuncia la scoperta di una enorme stella blu distante circa 9 miliardi di anni-luce da noi, battezzata Icarus, è scoperta grazie al vecchio ma sempre affidabile telescopio Hubble ed appunto all’effetto di lente gravitazionale.
La stella appartiene ad una giovane galassia a spirale ed è così lontana che normalmente sarebbe troppo debole per poter essere visibile, anche utilizzando i più grandi telescopi attualmente disponibili
E’ stata individuata grazie ad un ammasso di galassie, situato lungo la linea di vista tra noi e la stella, che ha prodotto l’effetto di una “lente gravitazionale”, deflettendo ed amplificando significativamente la luce emessa da Icarus. Questo ammasso era già studiato dalla fine del 2014 da un pool di ricercatori tra i quali sono presenti diversi astrofisici italiani.
Dopo la scoperta di Icarus (evidenziata dal confronto di immagini raccolte in anni diversi), il team di ricercatori ha inoltre visto la stella diventare circa 3 volte più luminosa in un periodo di meno di un mese. Si ritiene che il rapido aumento di luminosità sia dovuto ad un effetto di lente gravitazionale secondario determinato da una piccola concentrazione di massa (probabilmente un’altra stella) nell’ammasso-lente che è transitata davanti ad Icarus. Questo effetto prende il nome di “microlensing” ed è alla base di vari studi che hanno portato alla scoperta di nuove stelle e numerosi pianeti extrasolari.
Il microlensing è un fenomeno astronomico che si origina da sorgenti di lenti gravitazionali che hanno masse minori di quelle delle stelle e delle galassie, come ad esempio i pianeti gassosi. Le microlenti gravitazionali producono solo una variazione della luminosità apparente di un corpo celeste nello sfondo, ma permettono di rilevare la presenza di corpi celesti anche di piccole dimensioni che non emettono luce o altra radiazione elettromagnetica.