Storia della scienza e della filosofia

Il paradosso del mentitore

Questo particolare paradosso affonda le sue origini molto lontano nel tempo. Una prima traccia scritta è presente nella lettera a Tito di Paolo di Tarso«Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: <<I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni>>. Questa testimonianza è vera.». Paolo si riferisce, probabilmente, al filosofo Epimenide di Creta vissuto nel VI secolo avanti Cristo e di cui non ci restano scritti.

Paradosso e antinomia

Questo è il fulcro del paradosso che brevemente esamineremo in questo articolo. In realtà non si tratta di un paradosso in senso stretto, giova ricordare ancora una volta la distinzione tra questa definizione e antinomia. Un paradosso è in genere un’asserzione che è in contrasto con il senso comune o con i principi della logica, nel linguaggio filosofico si usa più propriamente il termine antinomia.

Con questo termine si indica la compresenza in un enunciato di due affermazioni contraddittorie che possono essere entrambe dimostrate o giustificate. In questa situazione non è possibile applicare il principio di non-contraddizione

Formulato per la prima volta da Aristotele il principio di non contraddizione significa che una cosa contemporaneamente e rispetto a un dato sistema di riferimento ha un significato e non un altro o è qualcosa e non qualcos’altro. Per esempio non posso dire “Sono più alto e più basso rispetto a mio figlio”. Tornando a paradosso e antinomia i due termini pur presentando delle distinzioni spesso vengono usati indifferentemente e quindi continueremo a riferirci al paradosso del mentitore nel proseguo di questo articolo.

Il cretese “bugiardo”

L’enunciato di Epimenide è il fulcro del paradosso del mentitoreLa proposizione è vera o falsa? Qualunque risposta contraddice l’enunciato, se la risposta alla domanda è “falsa” allora l’enunciato è vero, se invece la risposta è “vera” allora l’enunciato è falso.

Per essere più chiari torniamo all’enunciato originale quello di Epimenide. Se assumiamo che l’affermazione sia vera, allora sarebbe vero che Epimenide, in quanto cretese, è un bugiardo. Ma allora la sua affermazione «i Cretesi sono sempre bugiardi» non sarebbe vera e otterremmo una contraddizione. Se invece assumiamo che l’affermazione sia falsa, allora sarebbe vera la negazione di «i Cretesi sono sempre bugiardi», cioè sarebbe vero che alcuni cretesi dicono la verità e alcuni mentono.

In questo caso non vi sarebbe alcuna contraddizione e potremmo identificare Epimenide come uno dei cretesi che mentono. Per quanto argomentato nel caso precedente, non può infatti esser vero che Epimenide dica la verità.

La soluzione di Guglielmo di Ockham

Il superamento di questa contraddizione è possibile solo attraverso una complessa analisi del linguaggio. Nel Medioevo, una proposta di soluzione fu avanzata da Guglielmo di Ockham (1285-1347). che introdusse la distinzione tra linguaggio e metalinguaggio, quest’ultimo un linguaggio naturale o artificiale, adottato per la descrizione della struttura formale di altri linguaggi (che, in quanto oggetto di investigazione, vengono definiti linguaggioggetto).

Solo le frasi autoreferenziali mescolano i due livelli in uno solo, perché dire “io sto mentendo” è una frase che si pone nel metalinguaggio (per quanto riguarda il verbo mentire, il cui concetto trova spiegazione non nella frase stessa ma in un altro livello), ma è espressa mediante il linguaggio.

Per saperne di più:

Epimenide di Creta

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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