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La capitolazione di Stalingrado

Alle 12 del 1 febbraio 1943, alla Wolfschanze (la Tana del Lupo) Hitler ed i suoi generali presero in esame la situazione venutasi a creare dopo la capitolazione di Stalingrado. Al vertice sono presenti il generale Kurt Zeitler dello Stato Maggiore, il colonnello Engel aiutante del Fuhrer, il generale Alfred Jodl capo dell’OKW e numerosi altri alti ufficiali dell’esercito e dell’aeronautica.
Solo pochi giorni prima, il 31 gennaio 1943, dopo 163 giorni di lotta, Friedrich Paulus si era arreso a Stalingrado. La sua VI armata chiusa in una sacca, ridotta da 290.000 a 90.000 uomini, a corto di munizioni e rifornimenti era ormai collassata. A nulla era valsa la richiesta fatta da Paulus ad Hitler il 22 novembre 1942 di autorizzarlo a cercare uno sganciamento per salvare il salvabile, la perentoria risposta di Hitler del 24 novembre, non lasciava adito a dubbi, la VI Armata avrebbe dovuto resistere fino all’ultimo uomo.
Quel 1 febbraio, Hitler, nella Tana del Lupo, scaricò la sua rabbia di fronte agli atterriti generali su Paulus, che aveva fatto feldmaresciallo soltanto poche settimane prima.
“Quell’uomo è rimasto in vita mentre avrebbe dovuto spararsi un colpo di pistola alla tempia! Gli eroi antichi non si rassegnavano alla sconfitta, e si uccidevano con le loro stesse spade! Vedrete ora il codardo a Mosca cederà su tutto, firmerà tutto, rivelerà ogni segreto militare.” strepitò il Fuhrer passando da considerazioni metafisiche a considerazioni di carattere militare e strategico.
In realtà Paulus non aveva alcuna scelta. Il collasso della VI Armata ormai in atto da tempo ebbe un’accelerazione improvvisa nella notte del 31 gennaio quando unità della 38ma Brigata fucilieri motorizzati e del 329mo Battaglione del Genio circondarono l’edificio dell’Univermag tagliarono i cavi telefonici isolando lo Stato Maggiore tedesco dai resti della VI Armata. Verso le sei di mattina le avanguardie russe ingaggiarono un violento conflitto a fuoco con il reparto di protezione di Paulus.
Dallo scantinato dell’Univermag a questo punto si fa avanti l’ufficiale di ordinanza del feldmaresciallo, il colonnello Adam che chiede di intavolare delle trattative. Viene informato il comandante della 64ma Armata russa tenente generale Sciumilov che fissa l’incontro tra le 8 e le 10 della stessa mattina.
Viene decretato un cessate il fuoco per quelle ore ed alle 8.15 presso lo Stato Maggiore tedesco della VI Armata giunsero il capo della sezione operativa dello Stato Maggiore della 64ma Armata sovietica Lukin e il Vice Capo di Stato Maggiore per la parte politica tenente colonnello Mutovin. Il colonnello Adam tentò di controllare i poteri della delegazione russa in merito alle trattative per la capitolazione della VI Armata, ma i sovietici si rifiutarono categoricamente di mostrarle.
In mezzo ad un nervosismo crescente la delegazione russa viene accompagnata attraverso un oscuro scantinato, ad un buio e tetro locale, dove attende lo Stato Maggiore della VI Armata tedesca.
La stanza era fiocamente illuminata da un mozzicone di candela e da una lanterna. Lo Stato Maggiore tedesco è costituito da sette persone, interprete compreso.
I russi notano l’assenza di Paulus e chiedono di incontrarlo. L’interprete a nome del Capo di Stato Maggiore tenente generale Schimidt rispose che il maresciallo Paulus si trovava in un’altra stanza, in non buone condizioni di salute e che comunque non comandava più la VI Armata, ormai smembrata in gruppi di combattimento separati ed isolati.

Alla delegazione sovietica viene comunicato inoltre che Paulus andava considerato una “persona privata” e che le trattative per la resa sarebbero state condotte dal Capo di Stato Maggiore della VI Armata.
I russi presentarono le richieste per una capitolazione immediata e tutte furono accettate dal comando tedesco con queste uniche richieste di integrazione:
– che il generale Paulus non sarebbe stato sottoposto ad alcun interrogatorio, e che eventuali dichiarazioni di ordine militare sarebbero state fatte unicamente al generale Rokossovskij;
– che si garantisse l’incolumità personale di Paulus
– che nonostante l’ex comandante della VI Armata fosse stato dichiarato “persona privata” finchè egli non si fosse allontanato dal suo comando, i soldati tedeschi non dovevano essere disarmati e che in ogni caso dopo la resa, Paulus non venisse dichiarato responsabile di eventuali atti compiuti dai suoi subordinati.
Sono queste postille, le uniche eccezioni (accolte) alla resa incondizionata richiesta dalle forze russe ed i metodi poco ortodossi della trattativa che peseranno non poco sulla figura del maresciallo del Reich.
A questo punto Paulus, con il volto scavato e profondamente segnato, uscirà dall’edificio che aveva ospitato il comando tedesco, ed in una livida mattinata russa con 30 gradi sottozero, si consegnerà sancendo di fatto la fine dell’avventura orientale di Hitler.
Gli ultimi uomini della sacca capitoleranno il 2 febbraio. Con il maresciallo si avvia verso la prigionia una fila senza fine di straccioni e di malati. La Siberia ne restituirà solo cinquemila.
Mentre era prigioniero dei sovietici, Paulus divenne una voce critica del regime nazista, unendosi al “Comitato nazionale per la Germania Libera”, organizzato su sollecitazione dell’URSS, e appellandosi ai soldati tedeschi perché si arrendessero. In seguito fu testimone dell’accusa al processo di Norimberga. Venne rilasciato nel 1953, e si stabilì a Dresda, nella Germania Est.
Hitler che in privato aveva avuto parole di fuoco sul comportamento del suo maresciallo, in pubblico si espresse in termini del tutto diversi. Lodò il comportamento della VI Armata e del suo comandante che avevano combattuto oltre ogni umana possibilità sconfitti da soverchianti forze nemiche e proclamò 4 giorni di lutto nazionale. Goebbels mise in modo la sua efficiente macchina della propaganda sostenendo che “Stalingrado era il prezzo da pagare per la conquista definitiva dell’Est e per spazzare via quelle bestie di russi, bestie nel vero senso della parola.”
In realtà con la capitolazione di Stalingrado finisce qualsiasi realistica possibilità di sconfiggere l’Armata Rossa ed inizia il sempre più rapido tracollo ad est delle armate hitleriane.

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