lunedì, Aprile 29

La commedia nel cinema classico americano

Durante quella che i critici hanno definito l’epoca del cinema classico americano si assiste alla definitiva codificazione dei generi cinematografici. Poliziesco, western, horror, fantascienza, commedia, musical assumono quelle caratteristiche produttive e narrative che fanno si che lo spettatore quando sceglie il film di un determinato genere sa già cosa aspettarsi.

Questa schematicità non deve però far pensare ad un’immutabilità assoluta dei canoni dei vari generi cinematografici che con il tempo cambiano e si reinventano adattandosi al mutare della società. Nella moltitudine dei generi (e sottogeneri) cinematografici, probabilmente il più importante e longevo è la commedia.

Questa particolare forma di narrazione è antichissima e i suoi prodromi sono riconducibili fino ad Aristofane e al suo teatro. Il cinema classico americano, definito anche come l’età d’oro di Hollywood, che va dal 1920 circa alla fine degli anni Cinquanta, con la sua grammatica cinematografica che pone lo spettatore al “centro del mondo” è l’habitat naturale per l’evoluzione della commedia.

Essa è al tempo stesso moralizzatrice e derisione dei costumi di una società ancora chiusa e bigotta. Un esempio del primo caso lo troviamo dopo che negli Anni Dieci del ventesimo secolo, contrassegnati da un’ondata eccezionale di divorzi, Hollywood propone un sottogenere chiamato “commedia del rimatrimonio” basata su uno schema fisso.

Due coniugi si lasciano, esperimentano nuove avventure amorose per poi ritornare insieme al partner iniziale , sottolineando così la forza morale ed emotiva del matrimonio. Esempi di questo genere di commedia sono i film diretti da Cecil B. De Mille “Don’t Change Your Husband” (1918) oppure “Why Change Your Wife?” (1919).

L’introduzione della censura con il Codice Hayes (per saperne di più clicca qui) che obbligò di fatto a cancellare l’adulterio dalle pellicole cinematografiche da il via ad un altro sottogenere della commedia, la sophisticated comedy (la commedia sofisticata) che si fonda su dialoghi brillanti, tra protagonisti appartenenti all’alta borghesia, in ambientazioni dove domina l’agiatezza se non il lusso. Talvolta questi protagonisti appartenenti alle classi agiate sono costretti a confrontarsi con persone appartenenti a condizioni più umili come nel film “Accadde una notte” di Franck Capra.

Maestro indiscusso della commedia sofisticata è il regista tedesco naturalizzato statunitense Ernst Lubitsch (1892-1947), caratterizzati da una leggerezza associata ad un’ironia graffiante, quasi caustica, i suoi film stigmatizzano la stupidità umana. Da “Mancia competente” (1932) dove Lubitsch, racconta la storia di due ladri, un uomo e una donna, che s’innamorano e si derubano continuamente a vicenda a “Ninotchka” (1939) dove sbeffeggia l’attrazione esercitata dal lusso e dal benessere su alcuni funzionari comunisti sovietici, il regista tedesco sferza con l’arma di un umorismo urticante le contraddizioni della società e del singolo individuo.

Greta Garbo in Ninotchka

Il suo capolavoro è probabilmente “Vogliamo vivere!” girato nel 1942 in piena seconda guerra mondiale con il quale traccia la più feroce satira su Hitler e il nazismo della storia del cinema. Billy Wilder, altro grande maestro della commedia, coniò l’espressione “Tocco alla Lubitsch“, per definire il mix calibrato di dosato umorismo e sottile erotismo tipico delle sue commedie sofisticate.

Franck Capra (1897-1991) è considerato il regista delle commedie ottimiste, anche se a ben guardare i suoi film son contrassegnati da situazioni disperate che si risolvono con un happy ending finale, posticcio e spesso inverosimile, solo nelle ultime sequenze della pellicola. È il caso di “Accadde una notte” (1934) o di “Mr. Smith va a Washington” (1939).

Altro autore di commedie che hanno lasciato il segno è il poliedrico Howard Hawks (1896-1977). Le sue commedie si muovono all’interno di una perenne fibrillazione tra ordine e caos, come nel perfetto capolavoro “Susanna” (1938) animato da una grande interpretazione di Katherine Hepburn e Cary Grant. Grandissimo successo commerciale raccoglie poi, nel 1953, la commedia “Gli uomini preferiscono le bionde” con Marylin Monroe e Jane Russell. Il film è una satira delle ambizioni femminili rappresentate da Lorelei Lee e Dorothy Shaw, due ballerine americane molto amiche ma diverse fra loro: Dorothy è attratta dalla bellezza e Lorelei dalla ricchezza.

Con il passare degli anni la commedia assume un tono più amaro e disincantato. Billy Wilder (1906-2002), il regista di origini austriache che forse più di tutti raccoglie l’eredità di Lubitsch firma alcuni capolavori come “Scandalo Internazionale”, 1948), “Quando la moglie è in vacanza”, 1955, “A qualcuno piace caldo”, 1959″), “Sabrina”, 1954; “Irma la dolce”, 1963, film nei quali Wilder fustiga la società americana.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Bernardi, Sandro. L’avventura del cinematografo

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