La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock

Alfred Hitchcock (1899-1980) è stato uno dei registi che pur accettando le regole dello studio system hollywoodiano, meglio ha saputo esprimere la sua indole creativa e autoriale. Questa sintesi per altro si è coagulata essenzialmente intorno ad un unico genere cinematografico: il thriller.

Il suo spazio nell’olimpo del cinema Hitchcock lo ricava sia dalla poetica che dallo stile. La prima si fonda essenzialmente nell’esplorare il sentimento della paura, vissuta sia come pericolo di essere aggrediti che in quella di essere puniti. Lo stile si basa invece sull’originalità delle inquadrature hitchcockiane, su una luce spesso contrastata, sull’uso estremo della profondità di campo o della soggettiva. Gran parte dei suoi film hanno una doppia lettura, quella riconducibile alla vicenda gialla narrata e quella, più sottile e nascosta sull’atto stesso del guardare.

Questa doppia lettura trova la sua massima espressione in uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi “La finestra sul cortile” (Rear Window, 1954).  Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al quarantunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al quarantottesimo posto.

L’inizio

Il film inizia con una lunga e lenta panoramica del volto sudaticcio di un uomo su una sedia a rotelle L. B. “Jeff” Jefferies, interpretato da James Stewart (1908-1997), la cinepresa ci guida nella visione della gamba ingessata del protagonista, poi si dirige verso un tavolo su cui giacciono un apparecchio fotografico rotto e alcune riviste di moda. La panoramica prosegue e attraverso la finestra punta sul cortile del grande edificio e mostra i vari vicini mentre sono intenti ad azioni diverse della loro vita quotidiana.

Condannato dalla sua immobilità Jeff, passa il suo tempo giorno e notte ad osservare, quasi morbosamente, le scene di vita quotidiana dei suoi vicini. Una notte Jeff viene svegliato da un urlo di donna: comincia da quel momento a prestare particolare attenzione agli strani movimenti che si verificano nell’appartamento dei coniugi Thorwald, al punto da convincersi, dopo che la moglie scompare, che Lars, il marito l’abbia uccisa e ne abbia sezionato e fatto sparire il cadavere.

Una finestra pericolosa

Jeff inizia la sua personalissima indagine e coinvolge la fidanzata Lisa, interpretata dalla bellissima Grace Kelly (1929-1982), che inizialmente riluttante finisce per appassionarsi alla teoria del fidanzato al punto di intrufolarsi nell’appartamento di Thorwald attraverso una finestra aperta, ma l’uomo rientra sorprendendola e solo l’intervento della polizia, che l’arresta per violazione di domicilio, la salva. Jeff rimane solo ad investigare sul presunto assassino, anche un investigatore, suo amico, Tom Doyle è molto dubbioso sull’effettivo assassinio della donna.

Jeff rischia grosso

Thorwald dalla finestra del suo appartamento si rende conto delle attenzioni di Jeff e convinto che possa costituire un pericolo, decide di eliminare l’uomo. Questo istante si estrinseca quando l’assassino guarda direttamente nella macchina da presa e vedendo Jeff vede ognuno degli spettatori che si sono fino a quel momento identificati con il protagonista.

Quando l’assassino penetra nell’appartamento di Jeff, costui fa scattare ripetutamente il flash di una macchina fotografica, accecandolo temporaneamente, ma Thorwald lo afferra facendolo precipitare dalla finestra. L’impatto è attutito dal sopraggiungere di poliziotti guidati da Doyle, ma provocherà la frattura anche dell’altra gamba. Il vicino, tratto in arresto, confesserà il delitto.

Il trionfo della soggettiva

Il film è il trionfo della soggettiva, declinata in diverse versioni, la storia gialla è quasi un pretesto per indagare l’atto del guardare con un evidente parallelismo tra l’immobilità di Jeff costretto ad osservare la realtà dalla finestra del suo appartamento e l’immobilità dello spettatore seduto nella poltroncina della buia sala cinematografica. Come Jeff guarda la vita che si svolge nel suo cortile, così noi guardiamo il film.

La finestra sul cortile” è tratto dall’omonimo racconto giallo scritto nel 1942, da un maestro del mistery, Cornell Woolrich (1903-1968). Molto laboriosa fu la costruzione del set, in quanto gli studi della Paramount non erano abbastanza grandi e si dovette ricorrere alla ristrutturazione del seminterrato per sistemarvi il cortile interno e il pianoterra del complesso in cui si svolge l’intera vicenda.

Conclusioni

La finestra sul cortile” che nel 1955 fu candidata a quattro Premi Oscar senza vincerne neppure uno, è allo stesso tempo un film classico che racconta impeccabilmente una storia gialla ma anche un film manifesto che illustra i meccanismi fondamentali del cinema, coinvolgendo lo spettatore in un affascinante giuoco degli specchi.

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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