giovedì, Novembre 7

La magnifica bachelite

Molto spesso l’uomo si è imbattuto in scoperte del tutto casualmente, magari cercava A e trovava B e non di rado, inizialmente, non sapeva come poter utilizzare B. La storia della chimica è piena di questi episodi e di queste “scoperte per caso”.
Leo Baekeland era nato in Belgio nel 1863 da un padre ciabattino, appassionato fin da giovanissimo di chimica, fisica, matematica ed economica si laureò all’Università di Gand nel 1882. Oltre che della chimica il buon Leo si innamora della figlia del suo professore Theodore Swarts che non gradi’ particolarmente “la chimica” scattata tra i due giovani.
Baekeland era un tipo sveglio ed ambizioso, desideroso di fare soldi e per questo si gettò anima e corpo nella ricerca di un processo migliore per produrre lastre fotografiche.
Capi’ subito che l’America era potenzialmente il mercato migliore per cercare di sfruttare le sue ricerche ed arricchirsi. Cosi’ nel 1889, dopo essersi sposato, si trasferì negli Stati Uniti.
Nel 1893 fondò a Yonkers la Nepera chemical company per la fabbricazione del Velox, una carta fotografica che rivoluzionava il procedimento di stampa della fotografia in quanto si poteva sviluppare con la luce artificiale.
Ben presto Leo comprese che la sua piccola società non era in grado di fronteggiare la richiesta di ordini che si stava prefigurando decise perciò di tentare di vendere il brevetto della Velox a George Eastman, il fondatore della Kodak. Beakeland si presentò all’appuntamento con Eastman preparato a vendere la Velox per 50.000 dollari, ma pronto anche ad accettare un’offerta minore pur di concludere.
Rimarrà spiazzato quando il magnate americano gli offrirà 750.000 dollari, un’enormità per quei tempi.
Leo diventato uomo ricchissimo pote’ dedicarsi ad altre ricerche in campo chimico.
Il suo interesse si spostò sulla cocciniglia della lacca indiana (laccifer laccae).Questo piccolo insetto era la fonte di tutta la produzione mondiale di gommalacca.
La cocciniglia succhiava la linfa dagli alberi e la trasformava in resina. Questa resina raschiata dagli alberi ed opportunamente trattata diventava una sostanza che garantiva un bell’aspetto lucido ai mobili di legno.
Con lo sviluppo industriale questa resina aveva trovato applicazione nel campo degli isolanti e la produzione basata sulla piccola cocciniglia non era poù sufficiente.
Basti pensare che per produrre un chilo di gommalacca occorreva il lavoro di oltre 33.000 insetti per sei mesi!
Occorreva trovare un sostituto sintetico.
Leo Baekeland sapeva che anni prima Adolf von Bayer aveva mescolato il fenolo, una sostanza usata come disinfettante con la formaldeide, una sostanza usata come conservante.
Il risultato era stata una massa nera catramosa resistente ad ogni solvente.
Leo conosceva anche che un chimico tedesco Kleeberg si era interessato a questa reazione con l’intendo di migliorare un nuovo prodotto la galalite.
Ne von Bayer ne Kleeberg erano venuti a capo di niente.
Cosi nel 1902 anche Baekeland si impegnò nel migliorare questa combinazione e dopo cinque anni di studi e tentativi riusci’ a produrre una gommalacca sintetica.
Leo migliorò il liquido denso color ambra da lui prodotto aggiungendo elementi riempitivi come cellulosa o farina di legno.
E con eccesso di vanagloria chiamò la sua invenzione “bachelite” evidente storpiatura del suo cognome.
Nel 1924 la bachelite era diventata cosi popolare da meritarsi una copertina di Time. Questa straordinaria materia plastica interveniva nella produzione di gioielli e telefoni, radio ed eliche di aerei, posaceneri e palle da bowling.
Era nata la prima plastica sintetica del mondo.

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