L’Armata Rossa di Stalin durante la Seconda Guerra Mondiale attinse, suo malgrado, alla partecipazione attiva delle donne per contrastare prima l’invasione nazista e poi tra il 1943 e il 1944 nella dapprima lenta e poi inarrestabile avanzata verso la Germania.
Soltanto nel 1944 oltre 125.000 donne erano utilizzate in tutti i ruoli, compresi quelli combattenti. Una parte significative di loro poi erano anche usate “sessualmente” dagli ufficiali, il cosiddetto fenomeno delle “mogli da campo”. Al di la di questi episodi non marginali molte di esse si distinsero particolarmente. Questa è la storia di una di loro: Natalija Ivanova.
Natalija nel 1944 aveva partecipato a più campagne belliche di gran parte dei soldati russi. Nell’autunno di quell’anno aveva ventitrè anni, figlia di un dentista moscovita, lavorava all’inizio dell’aggressione nazista come segretaria al Ministero delle Finanze.
Nel 1941, con sole 24 ore di preavviso, viene arruolata nell’Armata Rossa e inviata a Smolensk. All’inizio alla giovane Natalija sembra tutto molto romantico ma ancor prima di arrivare al fronte il camion su cui viaggiano le ragazze, ancora in gonna e tacchi alti, finisce su una mina. Molte ragazze rimangono uccise. Quando arriva, sconvolta, al Comando di reggimento, un colonnello le dice di andarsi a riposare in una baracca che contiene numerosi cadaveri.
Viene assegnata alla XXXIII Armata come dattilografa, un giorno viene ordinato a tutta la sua sezione di effettuare un’esercitazione armata nei boschi.
Quando ritornano, sgomenti, constatano che il comando d’armata è stato ridotto ad un cumulo di macerie fumanti da un’incursione della Luftwaffe.
Le avanguardie tedesche erano a circa due chilometri e mentre quello che rimane del Comando della XXXIII armata si appresta a fuggire, Natalija corre a ricercare tra le macerie le sue cose. Ai rimbrotti di un superiore, risponderà “Le ragazze sono sempre ragazze.”
Fu riassegnata alla 222ma Divisione fucilieri dove durante la prima battaglia fu mandata sotto il fuoco nemico a recuperare i feriti.
Per lei che era una ragazza minuta non fu affatto facile trascinare uomini, anche massicci, al sicuro mentre i carri armati tedeschi facevano fuoco senza alcuno scrupolo. Per il suo coraggio in questa azione le fu conferita la Stella Rossa.
Un giorno del 1943 si trovò nel mezzo del contrattacco tedesco sul Dnepr durante una vera e propria rotta dei soldati russi terrorizzati dall’avanzata del nemico. Inutilmente il capo di stato maggiore della divisione cercò di arrestare la rotta. Natalija insieme ad altre due ragazze guadò il fiume per portare in salvo gli archivi di divisione. Giunte sulla riva, seminude, caricarono gli archivi su un cavallo ferito che stramazzò dopo pochi metri. Intanto il fuoco di un thank tedesco, dall’altra sponda, falciò una delle due compagne di Natalija. Le due superstiti riuscirono a mettere le mani su un altro cavallo ed a raggiungere con gli archivi i superstiti della 222ma Fucilieri.
Riassegnata alla XXXIII Armata, Natalija Ivanova si innamorò perdutamente di un ufficiale di artiglieria. La loro relazione appassionata creò alla giovane donna qualche problema come quando fu scoperta mandare messaggi in codice con le apparecchiature militari a Dimitrij Kalafati (cosi si chiamava il giovane artigliere).
Natalija subi’ un’energica ramanzina dall’ufficiale comandante che divise i due amanti.
Questo non impedi’ a Natalija di sposare il suo Dimitrij al termine della guerra.