sabato, Luglio 27

Le forze in campo nella Campagna d’Italia di Napoleone

L’Armata d’Italia sotto il comando di Napoleone Bonaparte doveva affrontare sulla carta una coalizione austriaco-piemontese decisamente più consistente in fatto di uomini e cannoni. Il comandante in capo della coalizione anti francese era il settantaduenne generale Beaulieu, un ufficiale di buona esperienza ma che si trovava nella spiacevole condizione di non poter prendere alcuna iniziativa autonoma visto il ferreo controllo a cui lo sottoponeva il Consiglio Aulico, il Supremo Organo amministrativo e giudiziario del Sacro Romano Impero.
Il suo comando comprendeva tre armate: 19.500 uomini sotto il suo diretto controllo, una metà dei quali disseminati in guarnigioni tra Alessandria e le zone limitrofe ed il resto agli ordini dei generali Pittoni e Vukassovich. La seconda armata era formata da 15.000 uomini ai comandi del generale D’Argentau acquartierato nella città di Acqui e dispiegato secondo la dottrina austriaca in una lunga serie di avamposti da Carcare alle alture prospicenti Genova.
La terza era l’Armata del generale Colli formata da 20.000 soldati piemontesi a cui era aggregato un contingente austriaco che formava una linea sottile e fragile da Cuneo a Cosseria.
Un’altra armata forte di 20.000 piemontesi agli ordini del Principe di Carignano era posizionata a nord di Torino, pronta a fronteggiare l’Armata francese di Kellermann e non parteciperà quindi attivamente alla campagna italiana.
Tralasciando queste due ultime armate che di fatto si annullavano vicendevolmente, i 37.000 uomini al comando di Napoleone si trovavano di fronte oltre 52.000 soldati austriaci e piemontesi.
Questa superiorità numerica era però ingannevole ed inficiata da due fattori. Uno di ordine miliare e logistico, circa la metà delle forze delle coalizione erano sparse per vaste zone di territorio riducendo quindi la presenza di importanti masse di manovra e quindi ristabilendo un certo quale equilibrio numerico. Il vero però fardello che faceva scivolare la bilancia a favore di Napoleone era la profonda diffidenza tra i due alleati che non riguardava soltanto i rispettivi governi, ma anche i militari.
Vienna addirittura aveva avvisato il generale Beaulieu di tenersi pronto alla defezione dell’alleato. Questa profonda e reciproca sfiducia aveva indotto i due contingenti militari a predisporre due diverse, indipendenti e divergenti linee di comunicazione, quella piemontese diretta a Torino e quella austriaca diretta a Mantova.
Come se ciò non bastasse la natura del terreno impediva un facile arroccamento delle forze alleate e l’estensione delle zone da controllare non favoriva la formazione di un’adeguata riserva strategica pronta ad intervenire nei momenti di necessità.
Nel prossimo post ci immergeremo nelle fasi dello scontro che sancirà il primo, grande trionfo di Napoleone.

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