sabato, Luglio 27

L’odissea della famiglia Ptack nella Prussia Orientale del 1945

Quando le armate hitleriane tracollano sul fronte orientale e le forze russe invadono la Prussia Orientale le condizioni della popolazione civile che fino all’estate del 1944 era stata incredibilmente risparmiata dagli orrori della guerra, diventeranno drammatiche. L’incalzare dell’Armata Rossa è accompagnata da un odio coltivato negli anni contro gli invasori tedeschi e si riversa sulla popolazione civile con saccheggi, uccisioni, stupri sistematici.
A Gizycko, oggi una cittadina polacca del distretto di Giżycko nel voivodato della Varmia-Masuria nelle poche scuole ancora aperte, nelle prime settimane del gennaio 1945, si parlava, soprattutto tra le giovani adolescenti, di come suicidarsi all’arrivo dei soldati russi.
Anche Woltraut Ptack, tredicenne,figlia di un calzolaio che fabbricava scarponi per la Wehrmacht era terrorizzata dai racconti che un fiume di profughi disperati portava con se, in un’odissea senza speranza.
La famiglia Ptack aveva passato un tristissimo Natale, senza neppure l’albero decorato che i ragazzi volevano con tutte le loro forze, quasi ad aggrapparsi ad un’impossibile normalità.
Il fratello maggiore Gunther era morto nella battaglia di Aquisgrana. Il 23 gennaio poche ore prima dell’arrivo dei russi, la famiglia Ptack abbandona la propria casa, caricando su una slitta solo poche cose, soprattutto cibo e coperte.
Raggiunsero faticosamente la ferrovia trovandosi invischiati in una moltitudine disperata ed in un caos organizzativo allucinante.
Attesero per ore al freddo pungente dell’inverno prussiano. I treni passavano senza fermarsi trasportando soldati: sani da una parte, feriti nella direzione opposta.
Finalmente un soldato mosso a compassione dai bambini della famiglia Ptack li fece salire su un treno merci che iniziò una faticosa marcia nella campagna con frequenti soste. Ad un certo punto si sparge la notizia che i russi sono arrivati ad Eblag, il convoglio ferroviario si dirige quindi verso est. Dopo pochi chilometri il treno si ferma e viene ordinato a tutti di scendere nel cuore della gelida notte tedesca. I profughi si incamminano verso le rive dello Zalew Wislany.
I giorni seguenti passano in cerca di cibo e di un luogo dove ripararsi mentre l’artiglieria sovietica si fa sempre più vicina. La notte la famiglia Ptack dorme in fienili o casolari abbandonati.
Il 5 febbraio il padre a via di implorazioni riesce a far salire la madre ottantenne e i figli su un camion diretto dall’altra parte della laguna.
Ad un posto di blocco però la polizia militare ferma il camion e pretende di arruolare nella milizia territoriale il sedicenne Horst Ptack, il padre si oppone con tutte le sue forze. Sa che se il figlio verrà preso la sua sorte sarà segnata. Riesce a convincere i poliziotti ad accettare lo scambio, lui per il figlio e cosi’ il cinquattasettenne capofamiglia prenderà il posto di Horst e morirà nei giorni seguenti nell’impossibile difesa della Prussia Orientale.
Herr Ptack lasciò la sua famiglia ai margini della superficie ghiacciata. Pioveva a dirotto e la neve si stava trasformando in una poltiglia marrone. Woltraut aveva paura che il ghiaccio iniziasse a sciogliersi, bloccandoli irrimediabilmente.
Riuscirono insieme a centinaia di altri profughi, invece, ad attraversare sani e salvi la laguna ghiacciata e si rifugiarono in un casolare, sopravvivendo alle rigidi temperature solo grazie al tepore di centinaia di corpi ammassati uno accanto all’altro.
La mattina dopo un sole scintillante portò la morte dal cielo. L’aviazione russa bombardò implacabilmente la zona per tutta la giornata. Decine di persone morirono o furono ferite in quel grande mattatoio a cielo aperto.
Per tre giorni rimasero a Baltijsk nella speranza che il padre tornasse indietro, poi con l’avvicinarsi nuovamente delle forze russe, riuscirono a trovare un passaggio su un mercantile che dopo una perigliosa traversata li portò a Danzica dove arrivarono il 20 febbraio.

I superstiti della famiglia Ptack passarono il resto della guerra, in riva al mare, occupando insieme ad altri una villa abbandonata in Pomerania.

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