Le onde sono forme regolari in movimento che trasportano energia. Siamo letteralmente circondati da una pluralità di onde: onde acustiche, onde luminose, le onde generate dal mare e quelle prodotte dall’attività umana.
Onde diverse che però rispondono tutte agli stessi principi di base.
Durante una tempesta il vento soffia forte sulla superficie del mare, scaricando energia che costringe l’acqua a formare onde. Le onde di tempesta sono un insieme confuso, di onde lunghe e corte che vanno in direzioni diverse, si scontrano rompendosi e rigenerandosi.
Le onde con lunghezza maggiore (la lunghezza si calcola in base alla distanza tra i picchi) viaggiano più velocemente di quelle più corte. Quando le onde si muovono però devono pagar dazio, cedendo una parte della loro energia all’ambiente circostante ed il conto maggiore lo pagano le onde più corte.
Pertanto più ci si allontana nel tempo e nello spazio dall’epicentro della tempesta e minore è il numero delle onde corte sopravvissute.
Come abbiamo visto tutte le onde hanno una loro lunghezza (la distanza che separa un picco da quello successivo), ma anche una frequenza, ovvero il numero di volte nel quale si compie un ciclo (dal picco alla valle e di nuovo al picco) al secondo. Le onde possiedono anche una propria velocità, che però nel caso delle onde acquatiche differisce in base alla lunghezza delle stesse.
Le onde sonore viaggiano nell’area ed al posto della forma in movimento quello che traslano è una spinta.
Le onde più comuni sono quelle luminose che viaggiano attraverso campi elettromagnetici. Le onde sono anche una preziosa miniera di informazione in quanto l’ambiente che attraversano le modifica, lasciando una sorta di firma che opportunamente letta ci permette di scoprire ed indagare sull’intero universo che ci circonda.
Queste modificazioni dell’ambiente sull’onda sono però soltanto tre, un onda può essere riflessa, rifratta o assorbita.
Quando andiamo dal pescivendolo osserviamo che il “colore” predominante è l’argento delle squame di molti pesci. In realtà l’argento non è un vero colore, è soltanto il termine che indichiamo ad un fenomeno che fa rimbalzare le onde luminose.
Nel caso dei pesci, ad esempio delle aringhe, assolve al compito primario di proteggerle dai predatori. Questi pesciolini infatti che vivono in branchi e si nutrono di piccoli gamberi, possono utilizzare soltanto il mimetismo per salvarsi e lo fanno molto bene. Le aringhe sono in grado infatti di riflettere il 90% della luce, facendo in modo di proteggersi dietro un vero e proprio scudo di luce, che al predatore da l’illusione che in quella zona ci sia solo acqua.
La riflessione non è sempre cosi perfetta e spesso ci sono oggetti che rimandano indietro solo una parte delle onde luminose che lo colpiscono.
Ci sono però altri fenomeni interessanti nel gioco delle onde possiamo ad esempio far cambiare direzione ad un onda, variando la velocità relativa di una parte di essa. Questo fenomeno si chiama rifrazione.
Dopo Einstein sappiamo che la luce viaggia alla velocità costante di circa 300.000 km al secondo. In realtà nessuno di noi ha mai visto e mai vedrà la luce viaggiare a questa velocità. Il perché è piuttosto semplice, le onde luminose sono rallentate da molti materiali: l’acqua rallenta la velocità della luce di circa il 75%, il vetro del 66%, mentre in un diamante la luce arriva soltanto al 41% della sua velocità.
Per questo i diamanti sono i gioielli più preziosi ed ambiti, rallentano la luce molto di più delle altre pietre preziose.
Dunque la luce viaggia a 300.000 km al secondo soltanto nel vuoto, quando niente o quasi rallenta la sua folle corsa.
Ed è grazie alla luce emessa da stelle nella cui orbita transitano esopianeti che siamo in grado di studiare ed acquisire moltissime informazioni sui questi mondi alieni e sulla possibilità che le loro condizioni oggettive ospitino qualche forma vivente.