L’evoluzione della tecnica e delle metodiche nei trapianti d’organo non ha subito particolari salti in avanti fin verso la fine degli anni Settanta. E’ in questo periodo, soprattutto con la scoperta della ciclosporina, il farmaco capace di ridurre proprio il rigetto che si fanno i primi consistenti passi in avanti.
Infatti nella gestione del rigetto e nel miglioramento delle tecniche e dei protocolli della terapia intensiva sono venuti i primi sostanziali progressi nei trapianti.
Purtroppo come è noto il problema base dei trapianti resta la domanda, superiore alla disponibilità, nonostante un piccolo ma significativo aumento dei donatori.
Ecco perchè la ricerca si sta spingendo verso nuove frontiere, come ad esempio il “ricondizionamento” di organi prelevati da persone anziane per essere successivamente destinati al trapianto.
Un po’ come avviene, per semplificare oltre misura, con un’automobile usata che viene ricondizionata dal concessionario, prima di essere di nuovo immessa sul mercato come “usato garantito”. Di fronte a situazioni in cui il donatore non è considerato “ideale”, c’è la possibilità di prelevare gli organi e poi di testarli. L’idea di base è quella di porre nelle condizioni ideali di funzionamento ciò che vogliamo trapiantare: così l’organo viene messo in circolazione extra-corporea e valutato se dopo l’operazione sarà in grado di funzionare correttamente.
Un’altra strada che apre scenari impensabili è quello degli xenotrapianti, ovvero la possibilità di trapiantare l’organo di un’animale nel paziente umano.
In particolare si punta sul rene che è forse l’organo con la richiesta maggiore di trapianti ed in America si è ormai prossimi alla sperimentazione sull’uomo per il rene prelevato dal…maiale.
Il problema da risolvere è quello del “rigetto super acuto” perchè per quanto simili, gli organi di una specie diversa vengono immediatamente aggrediti dall’organismo umano.
Ecco perchè la ricerca si sta focalizzando su come evitare questo grave inconveniente. L’idea è quella di manipolare il DNA dell’organo alfine di creare organi transgenici, in cui vengono eliminati i geni responsabili della mancata compatibilità, mentre ne sono aggiunti altri che li umanizzano. Una possibilità che, se si dimostrasse efficace, porterebbe ad una notevole diminuzione delle persone in dialisi.
Se la sperimentazione verrà approvata negli Usa, i primi trapianti con reni prelevati da maiali saranno eseguiti relativamente presto in una platea selezionata di pazienti con gravi problemi immunologici.