Viviamo su una palla rocciosa che ruota intorno al suo astro. E gira intorno al suo asse, anche se noi non c’è ne accorgiamo, alla velocità tangenziale, se siamo prossimi all’equatore, di circa 1674 km/h, un po’ meno se ci allontaniamo sensibilmente da esso, ad esempio a Londra la velocità scende a poco più di 1.000 chilometri l’ora.
Eppure noi ed eventuali oggetti che lasciamo cadere nei nostri pressi rimaniamo nella stessa posizione grazie alla forza di gravità che in qualche misura ci ancora al suolo.
Anche se siamo in un’orbita geostazionaria la gravità non ci abbandona e per arrivare in questa posizione è molto utile l’energia supplementare che possiamo attingere dalla rotazione terrestre.
Il 4 ottobre 1957 i sovietici lanciarono il primo satellite artificiale della storia dell’umanità aprendo quella che è stata definita la corsa allo spazio.
Lo Sputnik che compiva un’orbita terrestre ogni 96 minuti sfruttava il principio del titolo di questo post tutto ciò che cade deve scendere.
Il trucco sta nel ritardare il più possibile il momento della discesa, lo Sputnik come tutte le migliaia di satelliti che sono stati successivamente lanciati, come la Stazione Spaziale Internazionale non sfuggono alla gravità terrestre.
Tutti stanno semplicemente cadendo verso la Terra. Ogni oggetto scagliato in orbita sfrutta una traiettoria ellittica ed applica spinte laterali, cosi cadendo verso la Terra manca la curvatura terrestre in un ciclo che si ripete mantenendolo in orbita. Questo è il motivo della “mancanza di peso” degli astronauti nella SSI, essi galleggiano non per l’assenza di gravità, come erroneamente è stato riportato anche in pubblicazioni educative, ma per l’effetto della caduta verso la terra.
Per entrare in orbita occorre muoversi lateralmente abbastanza velocemente perchè l’equilibrio funzioni e la zona dove si effettua il lancio può rappresentare un piccolo ma significativo vantaggio.
Questo è il motivo perché tutti i satelliti lanciati dai russi partono da una base in Kazakhstan che per la sua posizione rispetto all’equatore terrestre garantisce un 5% di velocità in più.