domenica, Maggio 19

Un eroe del nostro tempo

E’ la sera del 15 luglio 1841. Il sole sta calando e bacia le cime dei pini che circondano una spianata brulla che termina in uno strapiombo ai piedi del monte Mashuk, vicino alla città di Pyatigorsk, a nord della catena montuosa del Caucaso.

Fa caldo ma i due uomini che si fronteggiano sembrano non avvertirlo. Uno è Michail Jur’evič Lermontov, giovane poeta russo, militare di carriera, l’altro è un suo ex amico e compagno d’arme Nikolaj Martynov.

Il motivo per cui si trovano a sfidarsi a duello in una calda sera dell’estate russa è quanto di piu’ banale possa esserci: un’irriverente battuta di Lermontov sull’abbigliamento dell’ex amico durante una delle feste dell’alta società di Pyatigorsk dove la vodka scorre a fiumi.

Cosi banale che molti penseranno che questo poeta scomodo e ribelle per il Potere sia stato vittima di una vera e propria provocazione della polizia zarista.

Ma Lermontov non pensa a questo mentre i padrini sorteggiano chi dovrà sparare per primo. E non pensa neppure al grande Puskin, morto quattro anni prima anche lui in un duello. D’altra parte questo non è il primo duello a cui partecipa.

Ha avuto una vita complicata e sostanzialmente infelice il giovane Michail Lermontov. La madre è morta quando lui aveva appena due anni ed il padre, di origine scozzese, lo ha abbandonato alle cure della nonna materna.

Adolescente si appassiona di letteratura e legge tutto Byron, già a 15 anni scrive i primi versi. Dopo l’Università entra nella scuola di Cavalleria della Guardia a San Pietroburgo, perché Mickail vuole diventare un ussaro.

Raggiunge il grado di “cornetta” del reggimento degli ussari della Guardia,   benché fosse considerato un cavaliere espertissimo, veniva sempre escluso dalle parate militari per la sua sgraziata persona, e di questo soffrì molto.

Quando Puskin muore nel 1837, Lermontov scrive un ode per quello che considerava il suo maestro indiscusso, nei suoi versi attacca la società borghese ed aristocratica accusandola di essere la responsabile di questo delitto. Per ritorsione viene trasferito nel Caucaso dove è in corso una vera e propria guerra contro i ribelli ceceni e dove Michail si distinguerà per azioni sempre al limite dell’incoscienza e della temerarietà.

Nel 1838 grazie all’influenza della nonna, forse l’unica persona che lo abbia amato incondizionatamente, torna a San Pietroburgo dove pero’ si mette nuovamente nei guai. Offende il figlio dell’ambasciatore francese e lo sfida a duello. Questo gli costerà l’espulsione dalla Guardia ed il trasferimento nel Caucaso dove trascorrerà due anni. E’ in questo periodo che scrive i 5 racconti che formeranno poi il suo capolavoro “Un eroe del nostro tempo”.

E forse negli istanti che precedono il duello a Lermontov non potrà sfuggire che il protagonista di “Un eroe del nostro tempo” Pecorin, un giovane ufficiale, è autore di un duello per amore di una principessa. In qualche misura è scritto nel suo destino se adesso è qui, su questa spianata ad attendere che i padrini si accordino sull’ordine di tiro.

I padrini hanno estratto il nome del primo tiratore. E’ Lermontov. Michail guarda il suo ex compagno d’arme, posto di fronte a lui, a circa quindici passi e un lieve sorriso si disegna sulle sue labbra. Per lui è finita qui, pensa che non si possa morire per un’infelice battuta dettata da un carattere troppo impulsivo ed esuberante. Alza la pistola verso il cielo terso e la scarica in aria.

Non farà cosi Martynov, egli prende freddamente la mira ed il suo colpo raggiungerà in pieno petto Lermontov che stramazza al suolo. Muore cosi a soli ventisette anni il poeta russo che avrebbe potuto essere il degno successore di Puskin.

Il consiglio che mi permetto di dare è quello di leggere “Un eroe del nostro tempo”, considerato una delle pietre miliari su cui si è fondata la grande costruzione del romanzo russo dell’Ottocento. Suddiviso in cinque storie, analizza con toni profondamente introspettivi la figura romantica e morbosa del giovane ufficiale Pecórin. Impossibile non coglierne i forti aspetti autobiografici ma allo stesso tempo non sottolinearne la straordinaria modernità.

 

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