Se potessimo volare con un’astronave superveloce verso il centro della nostra galassia, dopo aver attraversato lo spazio interstellare, gigantesche stelle dalla vita cosmologicamente breve, nane rosse che vivono quasi quanto l’universo stesso, regioni dense di polveri, stelle morte arriveremmo in prossimità di una specie di grande ciambella, un variopinto anello di materia vorticante, fatto di miliardi di gas, comete e…stelle orbitanti intorno al niente.
Una di queste stelle, denominata S2 (Source 2) è stata fino al 2015 l’oggetto celeste più veloce conosciuto, impiegando circa 15 anni e mezzo a compiere un’orbita completa di questo anello, alla velocità fantasmagorica di quasi 18 milioni di km all’ora.
Quale entità ha un’energia cosi forte da tenere avvinta a se, in un’orbita, un oggetto cosi veloce?
Il calcolo per gli astrofisici è abbastanza semplice per tenere in orbita S2 occorre un oggetto celeste con una massa pari a 4 milioni quella del Sole!
Ma nessun telescopio dalla Terra o dallo spazio è in grado di “vedere” questa oscura entità che non emette alcun tipo di luce. Non solo quello che mantiene S2 in orbita non è visibile ma è anche molto più piccolo di quanto teoricamente dovrebbe essere.
Si tratta di un buco nero supermassiccio: Sagiuttarius *A e la ciambella di materia vorticante è il suo disco di accrescimento.
La forza gravitazionale di questo mostro cosmico è immane e miliardi di miliardi di plasma vengono ingoiate senza scampo oltre il suo orizzonte degli eventi.
Le misurazioni di questo divoratore della materia attorno al quale ruotano tutte le stelle della nostra galassia compreso il nostro Sole hanno una risoluzione di un diametro angolare pari a 37 microsecondi d’arco (con un errore stimato in +16 e −10). A 26 000 anni luce di distanza, equivale ad un diametro di 44 milioni di km.
Nel novembre 2004, un gruppo di astronomi annunciò la scoperta di GCIRS 13E, primo buco nero di massa intermedia confermato della nostra Galassia, orbitante a 3 anni luce da Sgr A*; questo buco nero di 1 300 M⊙ si trova all’interno di un ammasso di sette stelle. Queste osservazioni supportano la teoria secondo cui i buchi neri supermassicci crescono assorbendo materia dalle stelle vicine e da buchi neri di massa inferiore[7].