Da tempo sappiamo che una larga porzione del fianco sudorientale dell’Etna sta scivolando lentamente nel mare Ionio. Fino ad oggi c’era una profonda incertezza sulla causa di questo smottamento, le ipotesi in campo era essenzialmente due: una spinta laterale prodotta dal magma in risalita nel vulcano, oppure, in alternativa o con un effetto combinato, forze di tipo gravitazionale.
Adesso uno studio recente ad opera di un gruppo internazionale di ricerca ha trovato le prove per dimostrare, con una serie di misurazioni dal fondo mare, che il processo è determinato da un collasso gravitazionale.
Sono stati applicati cinque trasponder subacquei collegati a sensori di pressione, posti su entrambi i lati delle pendici meridionali dell’Etna che hanno monitorato per alcune settimane il vulcano. I dati raccolti sono stati inequivocabili ed hanno fatto pesare decisamente la bilancia a favore della causa gravitazionale come è già successo nei casi dei vulcani hawaiani di Mombacho e di Kilauea, e in quelli di Ritter Island, in Nuova Guinea.
Pur non essendoci un pericolo imminente questo processo è tendenzialmente molto più pericoloso di quello eventualmente dovuto a dinamiche magmatiche, perché esiste la possibilità, in un futuro imprecisato, che questo sprofondamento si concluda con un collasso catastrofico del vulcano, potenzialmente in grado di sollevare un enorme tsunami.