Negli ultimi venti anni lo studio e la ricerca di esopianeti (cosi sono chiamati i pianeti collocati fuori dal nostro Sistema Solare) si è vertiginosamente impennata. E conseguentemente la ricerca di presenza di vita aliena.
Le speculazioni filosofiche su altri mondi abitati da intelligenze aliene risalgono all’antichità, tra il XVIII ed il XIX secolo la convinzione che anche i pianeti del nostro sistema solare fossero abitati da specie intelligenti era molto diffusa nell’ambito scientifico e filosofico, addirittura l’astronomo William Herschel pensava che anche il Sole potesse ospitare la vita senziente.
Verso la fine del XIX secolo questo convincimento era cosi radicato che in Francia fu messo in palio un premio di 100.000 franchi per colui che per primo fosse riuscito ad entrare in contatto con gli extraterrestri, marziani esclusi perchè questa eventualità era considerata troppo facile e scontata!
I decenni seguenti rivelarono come nessuno dei pianeti del Sistema Solare fosse in grado di ospitare la vita e tantomeno una civiltà anche minimamente evoluta.
Questa realtà non ha scoraggiato la ricerca di E.T., dopotutto nella sola Via Lattea si contano circa 500 miliardi di stelle, gran parte delle quali hanno il loro bravo corredo di pianeti. Si stima inoltre che gli esopianeti collocati nella cosiddetta “fascia abitabile” della propria stella siano circa un miliardo.
Possibile che in nessuno di essi si sia sviluppata la vita? Arriverà il giorno nel quale la profezia di Giordano Bruno si realizzerà e l’umanità entrerà in contatto con una specie aliena?
Come è noto gli ostacoli più grandi, quasi invalicabili, per l’esplorazione spaziale, dal punto di vista fisico e tecnico, sono le distanze immense ed il peso del combustibile.
L’inefficienza intrinseca del combustibile chimico determina la necessità di trasportare un enorme peso superiore di gran lunga al carico utile.
Si tratta di una legge chimica universale, in un pianeta dotato di atmosfera sufficiente ad impedire il congelamento dell’acqua e reazioni metaboliche non troppo lente, per sollevare una molecola organica occorre più di una molecola di combustibile chimico.
Le distanze poi giocano un fattore cruciale. Essendo vincolati alla velocità della luce (e per la verità ad una sua frazione decisamente bassa), al momento non esiste alcuna possibilità che gli esseri umani avviino una qualunque forma, anche minima, di esplorazione e colonizzazione spaziale al di fuori del nostro Sistema Solare.
E per questo che negli ultimi anni si guarda ai progressi della robotica e dell’intelligenza artificiale come all’unica soluzione possibile per viaggi interstellari.
Una parte non marginale di scienziati e ricercatori ipotizza che a questo ritmo di progresso tecnologico entro la fine di questo secolo, la razza umana sarà in grado di produrre macchine in grado non soltanto di svolgere compiti sofisticati e che richiedono elevate capacità valutative, ma addirittura in possesso di principi di auto-coscienza.
Sarà probabilmente affidato a loro, nuova razza post-umana, svincolata dai limiti organici, il compito della ricerca di un primo contatto con una civiltà aliena.