L’espansione inflazionaria avviene quando l’Universo è già esistente e pur muovendoci in un territorio scivoloso e pieno di incertezze, immaginiamo che lo spazio pre-inflazionario fosse pieno pieno di imperfezioni, avallamenti e gobbe e quindi ad alto livello di entropia e che il valore dell’inflatone subisse oscillazioni forti e disordinate.
Ricordiamo che con inflatone ci si riferisce a un ipotetico campo scalare e alla particella ad esso associata, che fornirebbero una spiegazione per il modello inflazionario, secondo cui sarebbe avvenuta una drastica accelerazione dell’espansione dell’universo 10–35secondi dopo il Big Bang.
Con ogni probabilità le fluttuazioni disordinate e casuali dell’universo primordiale, ad un certo istante hanno fatto assumere all’inflatone il livello minimo di energia in una piccola zona di spazio necessaria per dare il via all’espansione inflazionaria. Basta che ciò avvenga in un area di appena 10–26 centimetri .
Questa piccolissima porzione di spazio è sufficiente ad innescare l’espansione, prima quella inflazionaria e successivamente quella standard e creare tutto l’universo visibile e molto di più. Le innumerevoli fluttuazioni dell’universo primevo forniranno molti risultati inutili prima di trovare un minuscolo pezzettino di universo dove le condizioni dell’inflatone erano quelle giuste per innescare il processo inflazionario.
Questa ipotesi teorica riecheggia le predizioni di Ludwig Boltzemann (1844-1906), fisico, matematico e filosofo austriaco che ipotizzò che il mondo si fosse formato da una rara fluttuazione primordiale. La formulazione originaria di Boltzmann non riusciva però a spiegare come si fosse formato un universo così ordinato, Dal punto di vista statistico sarebbe stato molto più probabile che questa fluttuazione avesse prodotto un’universo molto meno ordinato di quello attuale.
La nuove reinterpretazione dell’idea di Boltzmann ha invece il merito di spiegare come un piccolo salto del valore del campo dell’inflatone in una piccolissima regione spaziale abbia condotto all’universo gigantesco ed ordinato che possiamo osservare oggi. Probabilmente tutto quello che sperimentiamo ed osserviamo oggi è il frutto di una fluttuazione casuale e poco probabile che ha fatto uscire l’universo da uno stato di caos e di disordine e che dopo 14 miliardi di anni ha condotto alla formazione di miliardi di galassie, stelle e pianeti.
Di più secondo Andreij Linde , fisico russo che insegna all’Università di Stanford negli Stati Uniti, e padre della teoria dell’inflazione caotica non c’è nessuna ragione teorica che impedisca l’esistenza di molti punti sparsi per l’universo dove si è innescata l’espansione inflazionaria. Se questa predizione venisse confermata il nostro universo sarebbe solo uno dei tanti nati in passato dove le fluttuazioni casuali hanno fatto assumere al campo dell’inflatone il valore necessario per attivare l’espansione.
Questi universi sarebbero però destinati a non incrociarsi mai con il nostro, in altre parole come postula la teoria del multiverso ci sarebbero innumerevoli altri universi coesistenti fuori del nostro spaziotempo.
Secondo questa prospettiva l’inflazione produrrebbe ogni tanto eventi del tipo Big Bang ovvero rapide espansioni, in questo caso il modello Standard sarebbe una parte della più generale teoria inflazionaria e non il contrario.