sabato, Luglio 27

Cosa si beveva nel Medio Evo

Anche per questo aspetto della vita quotidiana di quel millennio che convenzionalmente definiamo Medioevo e che grosso modo va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente alla scoperta dell’America dobbiamo necessariamente precisare che affronteremo questo aspetto per sommi capi e con un occhio rivolto soprattutto all’Alto Medio Evo.

Ciò premesso la bevanda più utilizzata era indubbiamente la birra. Una birra però molto diversa da quella che consumiamo oggi, aveva un colore più scuro ed una consistenza molto più corposa ed ovviamente non era gasata. Tra i guerrieri era molto diffusa una bevanda ad alta gradazione alcolica, l’idromele, ricavata dalla fermentazione del miele e dalla forte valenza rituale, sorbito durante cerimonie e banchetti nei caratteristici “corni potori”. Questi ultimi erano una sorta di recipienti ricavati dai corni di un bovino, conosciuti fin dall’antichità ed utilizzati comunemente da popolazioni come i Traci e gli Sciti.

A parte l’uso rituale dei corni potori, le bevande venivano consumate in coppe o bicchieri di legno; il vetro – per calici e corni finemente decorati – era appannaggio solo dei nobili e dei ceti più in vista. Se le popolazioni germaniche erano grandi consumatrici di birra, non si deve loro però l’invenzione di questa bevanda. In realtà le prime testimonianze dell’utilizzo della birra ci portano all’antico Egitto e addirittura ai Sumeri. La birra, inoltre, era ben conosciuta anche da noi ben prima dell’arrivo dei germani. La più antica testimonianza di produzione oltralpe risale al IX secolo a.C.: si tratta di un’anfora rinvenuta vicino a Kulmbach nel Nord-est della Baviera.

L’utilizzo del luppolo per la produzione della birra viene per la prima volta documentato nell’822 (compare negli scritti di un abate) e, soprattutto, dall’opera della dottissima badessa Ildegarda di Bingen, che nel 1067 lo cita espressamente scrivendo: «Se qualcuno intende fare della birra con l’avena, la prepari col luppolo».

Se la birra era patrimonio indiscusso delle popolazioni del Nord e del Centro Europa, nel bacino del mediterraneo la faceva da padrone il vino che con la diffusione del cristianesimo iniziò ad interessare le abitudini alimentari anche dei popoli nord europei. Il vino veniva consumato solitamente “fresco” visto che non erano conosciuti metodi di conservazione di questa bevanda. Il vino era presente su tutte le tavole, da quella del più povero a quella del nobile dove naturalmente abbondava. Inoltre, veniva spesso allungato con l’acqua e con mosto cotto, e lo si rendeva più aromatico con l’aggiunta di spezie e di frutta quali miele, zenzero, chiodi di garofano, fragole, lamponi, mirtilli e altro ancora.

Al vino si attribuivano inoltre il potere di prevenire varie infermità, oltre che essere un autentico balsamo per
aiutare la digestione, per rinforzare il calore naturale, per schiarire le idee, aprire le arterie, far riposare il cervello, mettere fine alle ostruzioni del fegato, far passare la malinconia ( sic!) ed addirittura si pensava che favorisse la procreazione.

Un’altra bevanda molto diffusa era il sidro. Ricavato dalle pere, dalle ciliegie, ma soprattutto dalle mele, di origine spagnola, il sidro si diffonde dapprima in Normandia e poi in tutta la Francia ed in Inghilterra, tra il XIII ed il XV secolo, fece persino concorrenza alla birra e alla cervogia, penalizzate dall’alto costo dei cereali.

Infine una citazione va ad un’altra bevanda, una sorta di mistura di vino, miele e spezie come cannella, zenzero, cardamomo, chiodi di garofano e noce moscata. L’ippocrasso, questo il suo nome, era una bevanda molto aromatica che veniva adoperata come aperitivo o digestivo e l’utilizzo di tante spezie non era affatto casuale. Infatti, esse servivano anche a mascherare il sapore del vino vecchio e magari ossidato.

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