Così recitava un fortunato jingle di una marca di salame recentemente riproposto dalla pubblicità in chiave moderna. Ed in effetti le stelle sono numerosissime soltanto nella nostra galassia si stima ve ne siano tra i 300 ed i 400 miliardi. La conoscenza di questi straordinari oggetti celesti da cui in definitiva proviene la vita come la conosciamo si sviluppata nel corso dei secoli con una forte accelerazione nel Ventesimo Secolo.
Agli inizi del secolo scorso, il danese Ejnar Hertzsprung e l’americano Henry Norris Russell, entrambi astronomi, ebbero l’idea, l’uno indipendentemente dall’altro, di costruire un diagramma in cui viene messo in relazione lo splendore intrinseco delle stelle con la loro temperatura in superficie e, quindi, con il loro colore. Il diagramma che ne scaturì e che prese, in loro onore, il nome di diagramma HR, mostrò come le stelle si addensassero in una fascia diagonale che fu chiamata sequenza principale.
Vi erano poi due raggruppamenti molto più piccoli. Uno si trovava in corrispondenza di stelle molto luminose ma relativamente fredde in superficie; e pertanto dovevano essere molto grandi per emettere tutta quella luce nonostante la loro bassa temperatura superficiale. Furono perciò denominate giganti rosse. L’altro raggruppamento comprendeva stelle molto deboli in fatto di splendore, ma estremamente calde superficialmente; in base allo stesso ragionamento, esse avrebbero dovuto essere molto piccole. Gli si diede il nome di nane bianche.
Qualche anno dopo l’astronomo e fisico A.S. Eddington dedusse che a compensare l’elevatissima temperatura interna e il peso immane di una stella che avrebbe dovuto far collassare l’astro era il calore generato dalla fusione termonucleare. Questo stato di equilibrio impediva alla stella o di implodere su se stessa o di espandersi indefinitamente.
Ma da dove nascono le stelle? Gli astri che popolano la nostra galassia e l’Universo visibile nascono da nebulose, ossia da un’immensa, rarefattissima, fredda e scura nube di gas, più che altro idrogeno, e pulviscolo (granelli di roccia, metallo o ghiaccio con un diametro di circa un millesimo di millimetro). Questa enorme nuvola di gas, per effetto del suo peso, collassa gravitazionalmente. Quando la nube collassa, le sue particelle si addensano, la concentrazione cresce e, in concomitanza alla pressione, sale anche la temperatura. Quando la temperatura al centro della nuvola è dell’ordine del milione di gradi, gli atomi di idrogeno incominciano ad aggregarsi per fusione termonucleare in atomi di elio.
Gli atomi di elio invece non riescono a combinarsi, la reazione nucleare riscalda il gas che pertanto tende ad espandersi. Frattanto, la nube emette luce, calore e neutrini; è divenuta una stella. Tuttavia non sempre il collasso di una nebulosa porta alla formazione di una stella. Se la massa è troppo piccola, circa un centesimo di quella del sole, tutto ciò che si può formare è un oggetto freddo e molto poco luminoso, simile al nostro pianeta Giove: una «stella mancata» o nana bruna. Se poi la massa è sovrabbondante, la fusione termonucleare s’innescherà con tanta violenza da distruggere la stella prima che possa stabilizzarsi, ritrasformandola nella nebulosa di partenza; per questo esistono pochissime stelle con più di cento volte la massa del sole.
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