
Guardate le stelle e non i vostri piedi. Provate a dare un senso a ciò che vedete, e chiedervi perché l’universo esiste. Siate curiosi. Così esortava il compianto Stephen Hawking. E per certi versi l’astronomia è stato il lungo, difficile, a volte tortuoso tentativo di dare un senso alle miliardi di galassie e stelle che popolano l’universo visibile.
Ad iniziare dalla necessità di misurare quanto sono lontane dal nostro piccolo pianeta. Si può addirittura tentare di tracciare una vera e propria storia dell’astronomia seguendo come le tecniche usate per calcolare le distanze stellari sono cambiate nel tempo.
Fino al XIX secolo si poteva tentare di misurare la distanza di una stella unicamente con il metodo della parallasse. Il fenomeno della parallasse nasce quando si osserva un oggetto da linee di vista differenti. In altre parole definiamo con questo termine il fenomeno per cui un oggetto sembra spostarsi rispetto allo sfondo se si cambia il punto di osservazione.
Per effettuare questo calcolo utilizziamo l’orbita della Terra intorno al Sole che è pari a circa 300 milioni di km di diametro. Nell’arco di un anno la posizione celeste di una stella vicina cambia rispetto a stelle più lontane. Misurando a distanza di sei mesi la posizione della stella osservata otteniamo il cosiddetto angolo di parallasse.
Più una stella è vicina, più la sua parallasse è grande. Più precisamente si definisce parallasse annua quella derivata da uno spostamento pari alla distanza media tra Terra e Sole (raggio medio dell’orbita).
Questa tecnica di misurazione ha introdotto in astronomia una nuova unità di misura, il parsec equivalente a 3,26 anni luce. Siccome gli angoli di parallasse che gli astronomi devono misurare sono molto piccoli il grado di incertezza sulla precisione di queste misure è piuttosto elevato e nel corso degli anni, le misurazioni di moltissimi astri si sono fatte via via più precise. La misura della parallasse più accurata mai effettuata, spetta ad un team di radioastronomi che tra il 1995 ed il 1998 hanno misurato la parallasse di una stella SCO-X1 ed è pari a 0,00036 più o meno 0,00004 secondi d’arco, equivalenti a circa 9,1 mila anni luce con una tolleranza in più o in meno di 0,9.
Il limite di questo tipo di misurazione è che funziona per oggetti celesti relativamente vicini in senso cosmologico, quando invece tentiamo di determinare la distanza di galassie e stelle molto lontane dobbiamo affidarci ad altre tecniche.