lunedì, Maggio 20

I disturbi del sonno

Dormire è una necessità inderogabile per rigenerare corpo e mente, eppure un numero sempre crescente di persone soffre di una vasta gamma di disturbi del sonno che si riflettono pesantemente sulla qualità della vita e talvolta sulla stessa salute.

Quali sono i meccanismi fisiologici che ci inducono al sonno? Uno dei più importanti è l’omeostasi, un processo che interviene per permettere  la giusta concentrazione chimica di ioni e molecole, e permettere alle cellule di sopravvivere. Più restiamo svegli, più nel nostro cervello si accumula l’adenosina, un sottoprodotto dell’ATP (l’adenosina trifosfato), la piccola molecola dall’enorme energia che alimenta le cellule. Più adenosina si accumula, più assonnati ci si sente.

Quanto sonno ci serve

La quantità di sonno necessaria per ritemprarsi è soggettiva, ma comunque il range ottimale oscilla tra le 7 e le 9 ore. Ovviamente molti fattori influenzano questo intervallo temporale dedicato al sonno: l’età, problemi di salute, particolari tipi di attività fisica o di stress emotivi fatti a ridosso dell’orario classico che i ritmi circadiani riservano al sonno.

Un neonato può dormire fino a 19 ore al giorno, mentre una persona anziana può arrivare a dormire anche soltanto quattro o cinque ore. La maggior parte degli esperti infatti concorda che con il passare dell’età dormiamo sempre meno. Inoltre gli attuali ritmi sociali e lavorativi hanno avuto un impatto significativo sulla quantità di sonno. Secondo una ricerca la durata media del sonno notturno nei giorni feriali è passata dalle otto ore mezza di 50 anni fa, a poco meno di sette ore di oggi.

Il partner che russa

Secondo diversi studi quasi il 20% degli adulti soffre di insonnia, associata a diabete, cancro, ipertensione, cardiopatia e depressione. Per molte persone la causa della loro insonnia è il partner che russa. Il classico rumore cavernoso del russare è prodotto dai tessuti molli della faringe, quando si è in stato di incoscienza. Più si è profondamente incoscienti e più forte si russa, ecco perché quando andiamo a letto un po’ alticci, si raggiungono vertici cacofonici disperanti per chi ci dorme accanto. Quasi la metà delle persone, russa di tanto in tanto.

Tra i possibili rimedi per rarefare gli episodi di russamento c’è quello di perdere peso (le persone obese russano di più e più intensamente di quelle magre), non assumere alcolici la sera, e dormire sul fianco.

Le apnee notturne

Di tutt’altra natura sono invece le apnee notturne. Queste manifestazioni di mancamento del respiro mentre si dorme possono talora essere così importanti da necessitare dell’ausilio di una CPAP, una macchina che assicura la ventilazione durante il sonno mediante una maschera indossata dal paziente durante la notte o eventuali momenti di riposo diurni.

Man with sleeping apnea and CPAP machine

Il suo obiettivo è quello di mantenere aperte le vie aeree del paziente grazie all’incremento della pressione dell’aria in ingresso alle vie respiratorie. Il supporto ventilatorio fornito dalla CPAP previene infatti episodi di collasso delle vie aeree responsabili del blocco della respirazione nei pazienti con apnee ostruttive del sonno o altre patologie respiratorie.

Le apnee notturne sono provocate dall’ostruzione delle vie aeree. Si tratta di un fenomeno molto più diffuso di quanto si pensi, basta considerare che circa il 50% delle persone che russano possono soffrire di apnee notturne. Fortunatamente nella maggioranza dei casi in forma lieve.

L’insonnia killer

Forse la più spaventosa forma di insonnia è un disturbo molto raro: “insonnia familiare fatale” Si tratta di una patologia ereditaria, identificata in modo compiuto per la prima volta soltanto nel 1986 è talmente rara, fortunatamente, che pare colpisca una trentina di famiglie in tutto il mondo. Chi è affetto da questa spaventosa forma di insonnia, non riesce a prendere sonno, nonostante tutti gli accorgimenti anche farmacologici messi in atto e a poco a poco, muore per sfinimento e distruzione multi organo.

La letalità è del 100%. L’agente responsabile di questa sindrome è una proteina corrotta chiamata prione. I prioni sono piccole proteine difettose responsabili di molte gravi malattie quali la sindrome di Creutzfeldt-Jakob, del morbo della mucca pazza (o encefalopatia spongiforme bovina) e di altri disturbi neurologici, tipo la sindrome di Gerstmann-Sträussler-Scheinker, Alcuni ipotizzano che i prioni siano coinvolti anche in patologie come l’Alzheimer o il morbo di Parkinson.

La narcolessia

Un altro disturbo del sonno è la narcolessia. Si tratta di una patologia neurologica che si caratterizza principalmente per eccessiva sonnolenza diurna, con attacchi di sonno improvvisi che si manifestano più volte nel corso della giornata.

Questa malattia è decisamente invalidante, non è possibile guidare né svolgere attività lavorative che necessitano di un grado di attenzione e vigilanza particolarmente alto. Purtroppo, al momento, non esistono cure specifiche. Fortunatamente è una patologia piuttosto rara, in Occidente colpisce una persona su 2500, e nel mondo quattro milioni in tutto.

Altri disturbi del sonno

Altre patologie o disturbi che rendono complicato e frammentato il riposo notturno sono il sonnambulismo, il risveglio confusionale (quando all’apparenza si è svegli ma molto frastornati), incubi e terrori notturni. La differenza tra questi due ultimi tipi di disturbo è che i terrori notturni sono più intensi e spaventosi ma al risveglio mattutino non li ricordiamo, mentre gli incubi, un po’ meno terrificanti, lasciano tracce nei ricordi una volta svegli.

Le parasonnie, questo è il nome che collettivamente descrive tutti i disturbi del sonno sono più frequenti nei bambini rispetto agli adulti, ma nella maggioranza dei casi tendono a scomparire quando si raggiunge la pubertà.

Il record della veglia più lunga

Questo singolare record appartiene a Randy Gardner. Questo giovane californiano di San Diego nel 1963, aveva 17 anni, riuscì a restare sveglio 264,4 ore (11 giorni e 24 minuti) per un esperimento scolastico di scienze. Gli ultimi giorni furono per Randy un vero supplizio, vivendo in una sorta di stato allucinatorio. Al termine di questo pericoloso esperimento dormì 14 ore di seguito e si riprese senza aver subito conseguenze da questa sfida temeraria.

Diversi anni dopo però venne afflitto da una grave forma di insonnia che probabilmente non era conseguenza dell’esperimento del 1963 ma aveva tutto il sapore, a detta dello stesso Gardner, di una “rivalsa karmica”.

Un mistero chiamato sbadiglio

Lo sbadiglio è spesso interpretato come un indicatore di stanchezza. Nessuno però sa da cosa è esattamente provocato e quale sia la sua funzione. Lo sbadiglio è un gesto comune non soltanto nell’uomo e nelle scimmie ma in tutto il mondo animale: pesci, cavalli, gatti, cani, ippopotami e puzzole, tutti sbadigliano. L’unica eccezione conosciuta è la giraffa.

Certamente per l’uomo lo sbadiglio è strettamente collegato con l’empatia, ovvero “mettersi nei panni dell’altro”, ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana e animale. Uno studio di qualche anno fa dell’Università di Pisa ha dimostrato, per tornare allo sbadiglio, che il contagio segue lo stesso gradiente dell’empatia: è massimo nei parenti stretti (genitori/figli/nipoti, fratelli, coppie stabili), decresce negli amici, poi nei conoscenti (persone legate solo da un terzo elemento esterno, cioè il lavoro o un amico in comune) e raggiunge il minimo negli sconosciuti.

I neuroni specchio

Lo studio rivela che anche la risposta allo sbadiglio (misurata in termini di tempo di latenza) è più rapida tra parenti stretti, amanti e amici. Se non sappiamo ancora quale è la funzione di questo gesto, sappiamo però esattamente cosa provoca la reazione ad uno sbadiglio emesso: i neuroni specchio.

Nel 1996 un team di ricerca dell’Università di Parma coordinato da Giacomo Rizzolatti che stava compiendo degli studi sulla corteccia premotoria utilizzando delle scimmie, scoprì in modo accidentale i neuroni specchio, una classe di neuroni che si attiva quando un individuo compie un’azione e un altro individuo osserva la stessa azione (sistema che vale sia per gli uomini che per gli animali).

I neuroni specchio sono coinvolti nei processi di imitazione, soprattutto durante l’apprendimento (per esempio quando si acquisisce la capacità di parlare da piccoli). È una sorta di reazione empatica e di condivisione della stessa necessità, su cui si sono concentrate molte ricerche arrivando a conclusioni più o meno simili. In altre parole il cervello, grazie all’azione dei neuroni specchio, imita lo sbadiglio della persona che ci sta accanto, ripetendo azioni che affondano nei lontani processi evolutivi dell’essere umano.

Foto di Living Frames da Pixabay

Foto di Aristal Branson da Pixabay

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

sonnoservice.it

Auxologico.it

Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano: Una guida per gli occupanti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights