sabato, Luglio 27

I due gemelli e la velocità della luce

Quando ci svegliamo la mattina, magari dopo una serata all’insegna della baldoria, la prima confortante sensazione è quella di essere nel nostro letto, nella nostra casa, nella nostra città.
Insomma li dove dobbiamo essere, nello stesso rassicurante luogo di sempre.
Ebbene non lo sappiamo e probabilmente non ha rilevanza nella nostra vita quotidiana ma ogni nuova alba ci vede in un posto lontanissimo rispetto al precedente.
Si perchè la Terra, sempre, anche mentre smaltiamo i sonni grevi di una serata festaiola, percorre ogni ora 800.000 chilometri intorno al centro della galassia, circa 20 volte il giro del mondo. Ma se il nostro pianeta o noi attraverso una futuribile astronave viaggiassimo alla velocità della luce le cose sarebbero ancora più straordinariamente diverse.

La velocità modifica ogni cosa, anche lo spazio e il tempo.

Se ognuno di noi, e pure gli animali, avessero impiantato un orologio atomico in grado di misurare il tempo con estrema ed incredibile precisione, scopriremmo che ognuno di noi, ogni essere vivente sul pianeta, ha un tempo proprio, diverso dagli altri.

Questa specialissima condizione fu scoperta da Albert Einstein nel 1905. A quell’epoca il giovane Einstein non riusciva a sfondare nel mondo accademico, aveva 26 anni e per sbarcare il lunario lavorava come assistente all’Ufficio Brevetti di Berna.

Questo non impediva al geniale fisico tedesco di pensare e riflettere sulla natura dell’universo.
Fu grazie a queste “riflessioni” che Einstein elaborò la teoria della relativa ristretta.
Semplificando essa affermava che il ritmo di un orologio (il tempo) dipende da come questo orologio si muove rispetto ad un altro orologio.
Un paio di anni dopo la pubblicazione dell’articolo sulla relatività ristretta o speciale il fisico francese Paul Langevin, immaginò due gemelli, uno dei quali, in base alle formule di Einstein, partiva per un viaggio spaziale, di andata e ritorno, di sei mesi ad una velocità pari al 99,995 per cento di quella della luce.
Il gemello rimasto sulla Terra avrebbe dovuto attendere cinquanta anni prima di riabbracciare il fratello.
Secondo la relatività ristretta i sei mesi trascorsi sull’astronave che viaggia quasi alla velocità della luce equivalgono a 50 anni sulla Terra!
Se nel momento della partenza i due gemelli avessero avuto entrambi 20 anni, al ritorno l’astronauta avrebbe avuto 20 anni e mezzo ed il gemello rimasto sul nostro pianeta 69 anni e mezzo!

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