sabato, Luglio 27

I primi uomini delle Americhe

La teoria più accreditata dagli antropologi è nota a tutti. L’Homo Sapiens avrebbe popolato le Americhe circa 20.000 anni fa passando dallo stretto di Bering, a quell’epoca collegato da una striscia di terra all’Asia. Avrebbe poi impiegato circa 6.000 anni per spingersi fino alla punta estrema dell’America del Sud.
Una recente pubblicazione su Nature riporta uno studio del paleontologo Tom Deméré del Museo di storia Naturale di San Diego che nel 1992 aveva condotto uno scavo di cinque mesi nei sobborghi di San Diego, in California.
Dopo quasi 25 anni di studi, analisi e confronti con altri colleghi Demèrè sostiene che una specie diversa dal Sapiens, probabilmente i Denisovani, abbiano popolato le Americhe circa 100.000 anni prima.
La base della ricerca si fonda sulla scoperta di denti, zanne e ossa di un parente estinto degli elefanti chiamato mastodonte (Mammut americanum), accanto a grandi rocce frantumate e usurate.
Secondo l’antropologo queste rocce non sarebbero state frantumante in modo naturale ma rivelerebbero l’azione di esseri umani.
La datazione di queste ossa è stata lunga e difficile non potendo ricorrere al carbonio per mancanza di
proteine collagene contenenti carbonio si è ricorsi cosi a una tecnica, che misura i livelli relativi di uranio e di torio radioattivi nell’osso, che ha suggerito che i resti risalgono a 130.000 anni fa.
Nella comunità scientifica questo studio solleva molte perplessità perchè la grande maggioranza degli antropologi è certa che i primi pionieri delle Americhe risalgano a 20.000 anni fa.
Certo è che se lo studio pubblicato su Nature si rivelasse esatto la storia dell’uomo nel continente americano andrebbe totalmente riscritta.

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