sabato, Dicembre 7

Il mistero della massa mancante

Il titolo di questo post ricorda un  po i gialli di Agatha Christie, perché di mistero a tutti gli effetti si tratta e la  soluzione del rebus non è ancora risolta a quasi un secolo  dal “delitto”.

L’investigatore di questo giallo è stato uno dei più brillanti, eccentrici e controversi astronomi del Ventesimo Secolo, Fritz Zwicky.

Zwicky svizzero di nascita  ma che dal 1925 ha lavorato  per tutta la sua vita al Caltech, negli Stati Uniti, aveva un carattere che definire pessimo è un eufemismo.  Si rivolgeva ai suoi colleghi con i quali  aveva divergenze d’opinioni  (il che accadeva molto spesso) apostrofandoli  come bastardi sferici, intendo  così che erano bastardi  da ogni lato li si guardasse.

Come scrive Pryamvada Natarajan, della Yale University, Zwicky “ era un uomo irascibile, aggressivo e testardo, con un modo di fare rude e sprezzante che irritava i colleghi…….Molti tolleravano a fatica la sua supponenza”. Sarà  proprio il suo terribile carattere a mettere in sordina le grandi intuizioni di questo scienziato dalla grande  apertura mentale, in grado di coniugare studi  di carattere sperimentale  con studi teorici. Durissimo con i subordinati,  imprecava ininterrottamente con gli assistenti che lavoravano di notte al telescopio, ricoprendoli di insulti dove mescolava termini scientifici con parole oscene. 

Insomma  quello che definiremmo un uomo impossibile. Veniamo però ad una delle grandi scoperte  di Zwicky, per l’appunto il  mistero della massa mancante. E’ il  1933 e l’astronomo  svizzero studiava il movimento di singole  galassie posizionate  nell’ammasso  della  Chioma di Berenice. L’ammasso della Chioma è un insieme di galassie isolato e densamente popolato situato a circa 300 milioni di anni luce  dalla Terra. Le sue migliaia di galassie  ruotano intorno al centro dell’ammasso in tutte le direzioni un po’ come fanno  le  api con un alveare. Sfruttando i  moti di poche galassie Zwicky scoprì che  la loro velocità  media aveva un valore incredibilmente  alto.

Da questo risultato egli  dedusse un valore enorme  della massa della Chioma. Un valore  troppo alto per  il  numero delle galassie coinvolte. La velocità stimata da Zwicky era tale da superare la velocità di fuga e l’ammasso si sarebbe dovuto disgregare.
Questo  non accadeva perché ci doveva essere un qualche tipo di materia  che  conferiva quel surplus di massa in grado di tenere unito l’ammasso. Questa anomalia non fu presa nella debita considerazione dalla  comunità scientifica probabilmente anche a causa della pessima fama  di Zwicky e 
fu solo negli anni settanta che gli scienziati iniziarono ad esplorare questa discrepanza in modo sistematico e che l’esistenza della materia oscura iniziò ad essere considerata. La sua scoperta non avrebbe solo risolto la mancanza di massa negli ammassi di galassie, ma avrebbe avuto conseguenze di ben più larga portata sulla capacità dell’uomo di predire  l’evoluzione dell’Universo.

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