venerdì, Maggio 3

Il Secolo del Cuore

Per la medicina, il Ventesimo Secolo è stato probabilmente il secolo del cuore. Non si contano le scoperte sulle cure e le tecniche per “riparare” uno degli organi, insieme al cervello, fondamentale per la nostra esistenza. Come vedremo in questo breve articolo, diverse di queste scoperte e invenzioni sono avvenute grazie anche alla temerarietà di alcuni medici e ricercatori che non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita pur di individuare nuove e più efficaci cure.

Il catetere cardiaco

Siamo nel 1929 nella Germania che da li a pochi anni cadrà nella spietata dittatura hitleriana. Werner Frossmann è un giovane medico che ha raggiunto da poco l’abilitazione professionale e lavora in un ospedale vicino a Berlino. Si appassiona all’idea di capire se è possibile raggiungere il muscolo cardiaco con un catetere, un giorno se ne infila uno lungo il braccio, ignorando le possibili gravi conseguenze, e da li lo fa risalire per il torace fino a raggiungere il cuore che per sua fortuna non va in arresto quando è toccato da questo corpo estraneo.

Per essere sicuro del risultato Frossmann salì di un piano e si fa radiografare il torace che mostra inequivocabilmente l’ombra del catetere in prossimità del cuore. La scoperta del giovane medico non ebbe un grande seguito, sia per la giovane età di Frossmann che per il fatto che pubblicò i risultati su una rivista specializzata minore.

Nel frattempo Frossmann aderisce entusiasticamente al nazismo e alla fine della guerra lo ritroviamo in un borgo della Foresta Nera a fare il medico generico. La storia della medicina l’avrebbe dimenticato se due ricercatori della Columbia University di New York, Dickinson Richards e André Cournand, che stavano lavorando sulla scia della sua scoperta che avrebbe rivoluzionato la chirurgia cardiaca, non l’avessero rintracciato pubblicizzando il suo contributo nella scoperta di questa tecnica. I tre vinsero il Nobel per la Medicina nel 1956 con la seguente motivazione: “per le loro scoperte concernenti il cateterismo cardiaco e le alterazioni patologiche del sistema circolatorio”.

La macchina cuore-polmone

Sempre negli anni Trenta, negli Stati Uniti il medico John H. Gibbon della University of Pennsylvania, era impegnato a mettere a punto una macchina in grado di ossigenare artificialmente il sangue in modo da permettere un intervento chirurgico a cuore aperto. Per amore della scienza non esitò ad infilarsi nel retto un termometro e in gola una sonda gastrica in cui fece versare acqua ghiacciata per studiare l’effetto sulla temperatura corporea interna. Lo scopo era quello di testare la capacità dei vasi sanguigni più interni di dilatarsi e contrarsi.

Ci vollero venti anni di studio, superando insuccessi e crisi, e finalmente nel 1953 Gibbon presentò al mondo la prima macchina cuore-polmone che fu utilizzata per riparare un foro nel cuore di una ragazza diciottenne. Grazie a questo prodigioso intervento la giovane sopravvisse altri 30 anni. Andò meno bene per i successivi quattro pazienti che non sopravvissero all’intervento. Amareggiato Gibbon abbandonò la sua macchina cuore-polmone.

Un chirurgo di Minneapolis, Walton Lillehei, decise di perfezionare l’invenzione di Gibbon e introdusse la modifica nota come circolazione crociata controllata. Fu la svolta la macchina cuore-polmone funzionò così bene che Lillehei fu celebrato come un’autentica star, peccato che l’uomo fosse un bravissimo medico quanto un disinvolto truffatore. Nel 1973 ricevette ben cinque condanne per evasione fiscale e per la sua fantasiosa contabilità dove aveva trovato il modo di giustificare persino gli “onorari” di una prostituta come beneficienza.

Il peacemaker

Nel 1958 l’ingegnere svedese Rune Elmqvist, in collaborazione con il chirurgo Åke Senning del Karolinska Institutet di Stoccolma, costruì un paio di pacemaker cardiaci sperimentali sul tavolo della sua cucina. Questo dispositivo elettronico aveva il compito di controllare le anomali del ritmo cardiaco.

Il primo di questo dispositivo fu inserito nel petto del quarantatreenne Arne Larsson vicino alla morte a causa di un’aritmia conseguenza di un’infezione virale. Dopo tre ore lo stimolatore si guastò e fu sostituito da quello di riserva che durò ben tre anni, nonostante malfunzionamenti e la necessità di essere ricaricato dopo poche ore.

Il veloce progresso della tecnologia permise a Larsson di essere dotato sempre di peacemaker nuovi. Nel 2002, quando morì a 86 anni, era arrivato al ventiseiesimo pacemaker ed era sopravvissuto ai due scopritori di questo rivoluzionario strumento. Inizialmente i peacemaker erano grandi come un pacchetto di sigarette adesso sono grandi come una moneta da un euro e durano circa 10 anni.

Il bypass coronarico

Il bypass aorto-coronarico è l’intervento cardiochirurgico a maggior frequenza di esecuzione. I primi interventi di questo tipo vennero effettuati nel 1960 e da allora la tecnica è molto progredita. Il bypass permette al sangue di superare un condotto vascolare ostruito parzialmente o totalmente. L’inventore di questa tecnica è René Favaloro, un medico argentino. Favaloro proveniva da una famiglia poverissima e lui era stato il primo a riuscire a conseguire un’istruzione superiore. Nato a La Plata, nel 1923, di origine italiana, si laureò in medicina nel 1949.

Favaloro si iniziò ad interessare agli interventi cardiovascolari e alla chirurgia toracica. Il Professor Mainetti lo indirizzò alla Clinica Cleveland, Stati Uniti, dove iniziò da medico interno per poi passare nella squadra chirurgica. Ed è in questa clinica americana che nel 1967 inventò la tecnica del bypass coronarico salvando la vita al suo primo paziente operato che era così malato da non riuscire a salire neppure una breve rampa di scale. Grazie all’intervento l’uomo visse altri 30 anni. Favaloro divenne famoso e ricco e a fine carriera tornò in Argentina dove aprì una clinica cardiologica universitaria con il compito di formare i medici che dovevano curare i pazienti più bisognosi.

Il 29 luglio 2000, dopo aver scritto una lettera al Presidente della Repubblica argentina de la Rúa criticando il sistema sanitario, senza denaro per la crisi del 2000, si tolse la vita sparandosi al cuore.

Il trapianto cardiaco

Sostituire un cuore umano difettoso con quello di un donatore negli anni Sessanta dello scorso secolo era un’impresa doppiamente difficile, sia dal punto di vista cardiochirurgico che da quello legale, molti paesi infatti proibivano l’espianto degli organi fin quando il cuore non smetteva di battere rendendo quindi inutilizzabile l’organo.

In Sudafrica non esisteva una legge simile e di questo approfitterà un giovane brillante e ambizioso chirurgo Christiaan Barnard (1922-2001) che nel 1967 a Cape Town trapianterà il cuore di una giovane donna morta in un incidente d’auto nel petto di Louis Washkansky, un signore di cinquantaquattro anni. L’intervento ebbe un clamoroso riscontro mediatico e fu salutato come una tappa epocale della storia della medicina. Washkansky sopravvisse soltanto diciotto giorni. Il secondo paziente di Barnard, un dentista in pensione ebbe maggior fortuna e sopravvisse diciannove mesi. Sulla scia della fama di Barnard gli interventi di trapianto proliferarono in molte parti del mondo, ma quasi tutti con risultati infausti. Il problema stava nel rigetto, i farmaci allora disponibili non impedivano che il corpo “rifiutasse” questo organo estraneo.

Nel 1969, un ricercatore della casa farmaceutica Sandoz, per caso, come spesso avviene nella scienza, scoprì che un fungo il Tolypocladium inflatum, aveva forti proprietà immunosoppressive. Da quel fungo venne messo a punto un farmaco la ciclosporina che renderà i trapianti cardiaci molto più sicuri. A quindici anni dal primo intervento di Barnard i trapianti di cuore avevano raggiunto l’80% di esito positivo.

Per quanto riguarda Christiaan Barnard il successo conferitogli da un’esposizione mediatica senza precedenti lo trasformò in un personaggio ricercato e ammirato e in qualche misura destabilizzò la sua vita privata. Due anni dopo il primo intervento divorziò dalla moglie che gli aveva dato due figli, (si sposerà altre due volte), viaggiò molto ed ebbe due flirt con attrici italiane allora molto famose, Gina Lollobrigida e Sofia Loren. Si arricchì enormemente sponsorizzando una linea di cosmetici che vantava effetti “ringiovanenti” e morirà a 78 anni per infarto, mentre era a Cipro, in quella vita glamour e da donnaiolo impenitente a cui era ormai abituato.

Per saperne di più:

Christiaan Barnard

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Mypersonaltrainer

Bryson, Bill. Breve storia del corpo umano: Una guida per gli occupanti

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