sabato, Luglio 27

La “figlia di Lucy”, una vita tra alberi e terra

Nella regione di Afar, in Etiopia, nel 2002, è stato rinvenuto lo scheletro piuttosto ben conservato di una piccola Australopithecus afarensis, la specie ominide il cui esemplare più noto è la famosa Lucy, scoperta nel 1974. Si tratta di una bambina dall’età approssimativa di 2/3 anni che è vissuta circa 3,32 milioni di anni fa e che è stata immediatamente battezzata dai media come la “figlia di Lucy” ancorché sia vissuta circa 300.000 anni prima del celebre reperto A.L. 288-1, consistente in centinaia di frammenti di ossa fossili scoperti nel 1974 in Etiopia, che rappresentano il 40% dello scheletro di un esemplare femmina di Australopithecus afarensis.
La parte più significativa di questo nuovo ritrovamento oggetto di un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori del Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire, dell’Università di Chicago e della Boston University è la conformazione del piede di questa bambina che fa supporre ai paleontologi che nei primi anni di vita i piccoli australopitechi passassero una parte importante del loro tempo sugli alberi.
Nel corso dello sviluppo, però, la curvatura dell’alluce si rettificava e si rinforzava il calcagno, e il piede assumeva una forma perfettamente adatta all’andatura bipede.
Questa caratteristica morfologica può essere facilmente spiegata con le condizioni di vita africane di 3,3 milioni di anni fa: senza la conoscenza del fuoco, senza armi di difesa, senza particolari strutture abitative che potessero proteggere questi ominidi, quando il Sole tramontava il luogo più sicuro per non diventare cibo per i grandi predatori era e restava l’albero da cui ci eravamo affrancati, appunto parzialmente, da qualche decina di migliaia di anni.
La scoperta potrà contribuire a una migliore comprensione dei processi di adattamento ecologico e alimentare in atto negli Australopitechi afarensis, che hanno infine portato all’evoluzione del genere Homo.

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