Uno dei motivi che permise alla Germania nazista di reggere una guerra senza quartiere nel teatro europeo fu la capacità di costruire in modo efficiente e industrialmente avanzato una larga parte degli armamenti necessari.
Un esempio di questa capacità tutta tedesca fu la progettazione e la costruzione della pistola mitragliatrice MP38 (e dei successivi modelli MP38/40 ed MP40).
La caratteristica di questa arma di cui, già a fine del 1938, vennero dotate le truppe d’assalto, non era tanto collegata agli aspetti più propriamente bellici quanto alla tipologia di fabbricazione. Si passò dallo stampaggio puro e semplice del metallo grezzo alla pressofusione, alla plastica in luogo del legno, alla pressocchè assenza di qualsiasi finitura o addirittura di qualsiasi rivestimento.
La MP38 era un’arma semplice, a buon mercato, con una produzione di massa in grado di rispondere alla crescente domanda dell’esercito tedesco. Non aveva un calcio in legno ma un semplice appoggio in spalla di un robusto profilato metallico ed aveva un funzionamento convenzionale sfruttando la forza di rinculo.
Il sistema di alimentazione si avvaleva di un caricatore ad astuccio da 32 colpi per munizioni Parabellum da 9x19mm applicato sotto il castello. Quando nel 1939 venne per la prima volta impiegata sui campi di battaglia, emerse uno spiacevole difetto dell’otturatore che in certe condizioni, faceva partire i colpi indipendentemente dalla volontà del soldato. Il difetto fu prontamente risolto condizionando lo sparo allo sblocco dell’otturatore togliendo un perno che vi era stato aggiunto.
L’arma era lunga con il calcio esteso 833 mm e pesava poco meno di cinque chili con una celerità di tiro teorica di 500 colpi al minuto.
Una stranezza della pistola mitragliatrice MP38 è che venne spesso denominata “Schmeisser”. In realtà il celebre inventore e produttore di armi tedesco Hugo Schemeisser (1884-1953) non c’entrava niente con questa pistola mitragliatrice che invece era prodotta dalla ditta Erma.