sabato, Dicembre 7

La stella di Barnard e la sua super Terra ghiacciata

La stella di Barnard chiamata anche Stella Freccia di Barnard è uno degli astri più vicini alla  Terra, trovandosi ad una distanza di soli (si fa per dire) sei anni luce da noi.

E’  una stella rossa di sequenza principale nella costellazione dell’Ofiuco sicuramente più vecchia del nostro Sole, relativamente stabile. Tra gli anni   Sessanta e Settanta dello scorso secolo alcuni astronomi ritenevano che intorno alla stella di Barnard orbitassero uno o  più pianeti gassosi, questa teoria è stata progressivamente smontata e quest’anno invece è stato scoperto un pianeta roccioso, di 3,2 masse terrestri (una Super Terra) che però ha caratteristiche altamente  inospitali.

Questo pianeta, nome in codice  GJ699b,  riceve dalla stella di Barnard (il nome deriva da  quello dell’astronomo Edward Emerson Barnard che per primo 102 anni fa né misurò la velocità apparente) appena il 2% dell’energia che noi riceviamo dal Sole. 

Situata a circa 60 milioni di km dalla nana rossa, ovvero meno della metà della distanza  media che separa la Terra dal Sole, la Super Terra è probabilmente una landa  desolata di ghiaccio con temperature che gli astronomi stimano sulla superficie di circa -150°. 

Non è ancora possibile escludere in modo categorico la presenza di acqua allo stato liquido perché se il pianeta possedesse una densa atmosfera con un robusto effetto serra, la temperatura al suolo potrebbe  essere notevolmente più mite e quindi avere le  condizioni  per la presenza di fiumi e mari. 

Sciogliere questo dubbio non sarà  possibile finché la stella non si avvicinerà di più a noi, perché in effetti in questo momento viaggia verso  il Sistema Solare alla velocità di 500.000 k/h! Quando arriverà intorno ai quattro anni luce da noi, cioè tra circa 10.000 anni, dovremo sbrigarci con le nostre osservazioni  perché la sua traiettoria la porterà nuovamente lontana dalla Terra. 

Il pianeta è stato scoperto nell’ambito di una ricerca che ha visto la collaborazione di diverse istituzioni: l’ESO (European Southern Observatory), la Carnegie Mellon University (Usa), la Queen Mary University (UK) e i progetti di ricerca Red Dots e carmenes.

Il team ha identificato l’oggetto utilizzando il metodo della velocità radiale, che permette di scovare un pianeta guardando alle oscillazioni che la sua orbita provoca sulla sua stella madre.

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