Sandor Marai nasce a Kosice l’11 aprile del 1900 da una famiglia del patriziato nobiliare di origini sassoni. Siamo nel cuore del morente Impero Austro-Ungarico e precisamente in Ungheria, ancora qualche decina di chilometri più ad ovest e Marai si sarebbe formato alla scuola dei letterati e degli intellettuali di lingua tedesca. Invece il precocissimo Marai, già a diciassette anni, mentre infuria il primo conflitto mondiale, scrive una raccolta di poesie e decide di farlo in ungherese la lingua della madre. Visse per un certo periodo come corrispondente di un giornale prima a Berlino e poi a Parigi, nel 1928 si trasferisce a Budapest dove diventa uno scrittore prolifico e molto famoso. Il suo romanzo più famoso con una gestazione travagliata, come la vita dello stesso Marai, è certamente Le Braci pubblicato senza successo per la prima volta in Ungheria, nel 1942, poi in tedesco nel 1950, in ungherese nel 1990 e, in italiano, nel 1998.
Il romanzo di poco più di 170 pagine è costituito prevalentemente da un lungo monologo di uno dei due protagonisti, il Generale che incontra il suo amico di infanzia e giovinezza Konrad, dopo 41 anni, per un drammatico chiarimento. Sono ormai vecchi, entrambi settantacinquenni, entrambi consapevoli che la propria esistenza volge al termine.
L’azione si svolge nel 1942 mentre il mondo è di nuovo in fiamme in un castello dei Carpazi e probabilmente si nutre di una certa ispirazione dell’opera di Hesse Narciso e Boccadoro.
A questo incontro Henrik, il generale si è preparato scrupolosamente, meticolosamente, tenacemente per tutta una vita, per 41 lunghissimi anni.
Di fatto ripete più volto nel corso di questo monologo che occupa tutta una notte è rimasto in vita per questo momento. Ha bisogno di capire i motivi di un tradimento non soltanto di un amico che era come un fratello per lui, ma anche della moglie morta da molti anni e di cui da tempo si era reso conto di conoscere meno di quanto ambisse credere.
Al termine di una lunga notte nella quale il generale racconta i dubbi ed i drammi di un’intera esistenza, mentre si accomiatano per l’ultima volta, consci che non si rivedranno mai più, Henrik pone l’ultima delle due domande che da una vita aspetta di fare all’amico: “Si può e soprattutto si deve restare fedeli alla passione che ci possiede, anche se questo significa distruggere la propria felicità e quella degli altri?” Konrad risponde “Perché me lo chiedi? Sai che è così”. A questo punto la conversazione è finita, Konrad esce, è l’alba, fa freddo, i due vecchi, intirizziti e stanchi, si scambiano un saluto deferente, sulla soglia del castello. Sanno che non si rivedranno più.
Le Braci è un piccolo capolavoro che però Marai in età avanzata dirà di non amare troppo in quanto troppo romantico. La vita dello scrittore ungherese non sarà facile, convinto antifascista, costretto a scappare dall’Ungheria a causa del regime comunista, inizierà una peregrinazione che lo porterà per ben due volte in Italia, prima a Napoli, città che amava molto e successivamente a Salerno dal 1968 al 1980. Ritornato negli Stati Uniti, a San Diego Sandor Marai fu colpito negli affetti più cari, prima con la morte della moglie per cancro e poi da quella del figlio. Nel 1989 si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia.