
E’ il 18 febbraio 1944 quando circa 250 bombardieri alleati scaricano un inferno di bombe sull’abbazia di Montecassino. Siamo nella seconda fase della battaglia che prende nome da questo luogo di culto che nella sua millenaria storia è stata per cinque volte raso al suolo, una volta per cause naturali e quattro volte per opera dell’uomo.
L’abbazia di Montecassino viene fondata nel 529 da San Benedetto dopo che il santo aveva già sperimentato delle piccole comunità monastiche nei pressi di Subiaco, definendo quella che sarebbe diventata la famosa Regola benedettina.
L’abbazia sorse su un tempio pagano dedicato ad Apollo e fu costruita sulla sommità della montagna, fortificandola, elemento indispensabile per i tempi bui che seguivano il crollo dell’Impero Romano d’Occidente.
La fama del monastero si diffuse rapidamente tanto che tra i visitatori illustri ci fu anche il re dei Goti, Totila. Quarant’anni dopo la morte di Benedetto però l’abbazia fu rasa al suolo dai Longobardi ed i monaci scapparono a Roma, dove vennero accolti molto favorevolmente da Papa Gregorio.
L’abbazia fu ricostruita soltanto nel 717 grazie all’opera di un monaco inglese Willibald e stavolta resistette per circa due secoli, fino a quando fu distrutta da un’incursione dei Saraceni nel 883. Passeranno settanta anni prima che il monastero venga di nuovo ricostruito. Inizia così l’epoca d’oro dell’abbazia che si ingrandisce fino a possedere ben 100.000 ettari di terra. I monaci in quei secoli svolsero la funzione essenziale di preservare la cultura latina e greca creando un legame fra le civiltà del passato ed il presente barbarico.
Questa età d’oro giunse al suo culmine nell’undicesimo secolo sotto l’abate Desiderio che fece abbellire l’abazia chiamando i migliori artigiani dell’epoca da Costantinopoli ed avviando anche la costruzione di una magnifica cattedrale. Purtroppo, stavolta a causa di un disastroso terremoto nel 1349, l’abbazia venne rasa al suolo per la terza volta.
Ancora una volta l’abbazia venne ricostruita nel volgere dello stesso secolo nel quale era stata distrutta dall’evento naturale e nel 1503 sfuggì ad una nuova distruzione ad opera del generale spagnolo Gonzalo Fernandez che si trovava nella regione per combattere i francesi. Narra la leggenda che con il monastero ormai minato sia stata l’apparizione della figura di San Benedetto ad operare un ripensamento nel l generale Fernandez che addirittura mise sotto la sua protezione il monastero.
Nel 1866 con l’unità d’Italia quando l’allora laicissimo governo italiano soppresse molti ordini monastici, i benedettini e la loro abbazia furono risparmiati dalla mobilitazione di moltissime personalità in Italia ed in Europa.
E finalmente arriviamo a quel freddo giorno d’inverno del 1944 quando un bombardamento insensato dal punto di vista tattico devastò per la quinta volta l’abbazia di Montecassino.
Nel corso del bombardamento trovarono la morte numerosi civili che avevano cercato rifugio all’interno dell’edificio, mentre all’esterno furono uccisi dalle bombe diversi soldati tedeschi e anche quaranta soldati della divisione indiana.
Per merito dell’allora arciabate Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel della Divisione corazzata “Hermann Göring”, l’archivio ed i più preziosi documenti bibliografici furono posti in salvo. Le rovine del monastero offrirono un ottimo rifugio alle truppe tedesche che consentì loro di tenere a lungo quella posizione, dalla quale poterono bersagliare le truppe alleate, infliggendo gravissime perdite a chiunque tentasse di superare la linea Gustav . La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture distrutte, ma oggi rimane ben poco dell’antico splendore dell’abbazia dei tempi dell’abate Desiderio.