lunedì, Maggio 20

L’emersione di Pompei

Per circa 300  anni si sono  susseguiti gli scavi per riportare alla luce l’antica cittadina  di Pompei, distrutta dall’eruzione del Vesuvio  del 79 e.v. (era volgare). Adesso la pianta della città  è molto  chiara, siamo in grado  di distinguere le zone dove abitavano le persone  più facoltose e quelle  invece destinate ai ceti più popolari.

I milioni di turisti che ogni anni affollano Pompei sono in grado adesso di ammirare stabilimenti balneari, concerie, negozi, ville  ed  altre strutture. Conosciamo persino  la dieta degli abitanti di questa disgraziata cittadina grazie agli studi condotti nel  2014, dal dottor Steven Ellis e un gruppo di archeologi dell’Università di Cincinnati impegnati negli scavi presso Porta Stabia. Studiando pozzi neri, fognature e latrine gli archeologi sono stati in grado  di scoprire    i resti di «granaglie, frutta, noci, olive, lenticchie, pesce locale e uova di gallina, nonché residui di carne più costosa e pesce salato di provenienza iberica.”

Nella casa di un patrizio o di un ricco  mercante  sono stati trovati resti di «crostacei, ricci di mare e persino prelibatezze quali una coscia di giraffa macellata».  Le  dimore dei più  ricchi sono abbellite da pavimenti con mosaici, come ad  esempio  nella  Casa del  Fauno, dove è possibile ammirare un’opera pavimentale con la famosa scena di Alessandro Magno che combatte il re persiano Dario III nel 333 o 331 a.e.v. Si tratta  di una delle abitazioni più vaste della città e deve il suo nome ad una statua in bronzo, raffigurante un satiro, posta nell’impluvium, la vasca che raccoglieva l’acqua piovana.

Nella Casa del Poeta Tragico, il pavimento d’ingresso reca un mosaico raffigurante un cane nero e bianco (di razza incerta) con un collare rosso. Al di sotto delle zampe è visibile la scritta «CAVE CANEM», versione latina di «attenti al cane».

 In altre abitazioni si conservano invece dipinti sulle pareti interne, come nel  caso della Villa dei Misteri dove esiste una piccola stanza, forse una sala da pranzo, sulle cui quattro mura sono dipinte scene che si pensa possano rappresentare i misteri dionisiaci, compresa forse l’iniziazione di una giovane donna al culto religioso. Sulle  mura esterne delle  abitazioni sono invece stati ritrovati bandi ed  avvisi  rivolti alla  popolazione,  uno  di questi annunciava uno spettacolo di gladiatori che si sarebbe tenuto dall’8 al 12 aprile, senza però specificare l’anno. Un altro informava circa i giorni di mercato in ciascuna città, che a quanto pare andavano in sequenza dal sabato a Pompei al venerdì a Roma, con tappe intermedie a Nuceria, Atella, Nola, Cuma e Puteoli.

 Come ai giorni nostri, all’esterno  di una locanda erano affissi menù e prezzi, in  uno di questi luoghi di ristorazione si legge chiaramente: «Qui si beve per 1 asse [una moneta di bronzo]; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai vino Falerno». Un altro parallelismo con  i nostri tempi sono i manifesti  elettorali che sostenevano i  candidati,  alcuni di questi sono davvero  particolari: «Vi prego di eleggere a edile Marco Cerrinio Vatia. Lo sostengono i bevitori nottambuli». Un’altra, riferita evidentemente alla stessa persona, dice: «I ladruncoli chiedono l’elezione di Vatia a edile».

Nonostante  i 300 anni di scavi e studi,  Pompei ed anche Ercolano sono  ancora oggetti di continue  e nuove ricerche dove  vengono utilizzati tecnologie sempre più sofisticate nel tentativo di strappare  all’oblio dei millenni  altri segreti ed informazioni sulla  vita dei cittadini romani del primo impero.

 

 

 

  

 

 

 

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