
Il serpente di Giugno, in Giappone, è la stagione delle piogge e l’acqua attraversa questa bellissima e conturbante pellicola del regista giapponese Shinya Tsukamoto, un’opera con una gestazione lunghissima, quasi quindici anni. «Per un lungo periodo di tempo, ogni anno quando arrivava la stagione delle piogge, continuavo a pensare con rammarico, mentre guardavo in tralice una bella ortensia, che neanche questa volta avevo girato A Snake of June. E così sono passati dieci, anzi, forse quindici anni»
Non ti dico di fare sesso, ti dico di fare ciò che vuoi. Il segreto di questo capolavoro di Tsukamoto sta tutto in questo ossimoro. Sono le parole che un uomo malato terminale rivolge a Rinko un’assistente psichiatrica telefonica che era riuscita a convincerlo a non suicidarsi.
Rinko è sposata con un uomo decisamente più vecchio, ossessionato dalla pulizia domestica, con cui ha un rapporto sereno, per quanto privo di passione. La frase che il malato terminale le rivolge al telefono sono successive a delle foto che fa recapitare a Rinko dove si vede la donna che si masturba. Utilizzando anche il ricatto, minaccia di mandare le foto scabrose al marito, l’uomo la costringe a superare le sue inibizioni ed a prendere consapevolezza del proprio corpo, mostrandosi in pubblico con abiti per lei inappropriati (in minigonna, senza biancheria intima) e masturbandosi con un vibratore comandato a distanza da lui; soprattutto, pur osservandola solo da lontano, riesce a farle scoprire di avere un tumore al seno.

Nell’opera di Tsukamoto il sesso non ha la funzione di un’esibizione di perversioni più o meno pruriginose ma piuttosto rappresenta la via d’uscita alle frustrazioni del desiderio represso. Paradossalmente l’intervento dello sconosciuto riesce dunque a “liberare” Rinko e il marito e ridare vita al loro rapporto sclerotizzato e il film si chiude sui due coniugi che infine fanno l’amore. Come in tutti i film di Tsukamoto, il brillante autore nipponico, oltre alla regia cura anche il soggetto, la sceneggiatura, la fotografia ed il montaggio.
ll film è girato in un bianco e nero virato in blu, ovvero il colore che rappresenta le ortensie e l’acqua, elementi iconici presenti per tutta la durata del film. A Snake of June è stato presentato alla Mostra onternazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2002 nel Concorso Controcorrente, ottenendo il Premio speciale della giuria.