E’ il 1929 quando Edwin Hubble, (1889-1953) astronomo ed astrofisico statunitense, utilizzando il telescopio da 100 pollici di Mount Wilson in California, sondando le galassie allora conosciute, circa una ventina, scopre che si stanno allontanando dalla Terra. Di più Hubble realizza che più sono distanti e più velocemente si allontano. Oggi sappiamo che una galassia lontana 100 anni luce dal nostro pianeta fugge alla velocità di 8,8 milioni di km/h, una lontana 200 milioni di anni luce scappa alla velocità di 17,6 km/h ed una galassia distante 300 milioni di anni luci si allontana da noi a 26,4 milioni di km/h.
La scoperta di Hubble distrugge in un colpo solo l’idea prevalente nella comunità scientifica di un universo statico, immutabile e finito. Nell’immediato pose un altro problema, quest’allontanamento delle galassie dalla Terra e le une dalle altre sembrava il risultato di una sorta di esplosione iniziale dell’universo che scagliava questi oggetti cosmici lontani, sempre più lontani, dal punto di deflagrazione. Un’ipotesi del genere però avrebbe assegnato ad un punto specifico dello spazio (e del tempo) la qualifica di culla dell’universo con un evidente grande asimmetria, smentita però da tutte le osservazioni astronomiche.
Ancora una volta ci venne in soccorso la relatività generale di Einstein, grazie a due ricercatori, un matematico e meteorologo russo Aleksandr Fridman e Geroge Lemaitre, prete e astronomo belga.
Studiando le equazioni di Einstein ed applicandole all’intero universo i due scoprirono che l’attrazione gravitazionale della massa e dell’energia distribuita in tutto il cosmo fanno si che lo spazio tutto intero non possa mai stare fermo e sia pertanto condannato ad espandersi o contrarsi.
Questa nuova prospettiva permise di abbandonare definitivamente l’idea di un’esplosione ed ipotizzare invece che lo spazio flessibile, così come previsto da Einstein, per miliardi di anni si era stirato ed allargato, ed un po come le uvette di un panettone che si separano quando questo lievita, ingrandendosi, così le galassie si allontano le une dalle altre.
Immaginiamo un pallone da calcio sgonfio su cui incolliamo monetine da 5 centesimi di euro. Adesso gonfiamolo. Le monetine si allontano le une dalle altre mentre il pallone cresce in dimensione. Si tratta con le dovute approssimazioni di un modello che spiega quello che accade grazie all’espansione dell’universo.
In questo esempio le monetine da 5 centesimi mantengono una perfetta simmetria in quanto tutte sperimentano gli stessi fenomeni. In altre parole, grazie anche alla conferma di molte osservazioni, un osservatore posto in una qualsiasi degli oltre 100 miliardi di galassie del nostro universo sperimenterebbe lo stesso fenomeno, ovvero che le galassie scappano in tutte le direzioni.
Non esiste alcun punto privilegiato rispetto ad un altro, nessuna culla dell’universo. Ancora una volta la teoria della relatività opportunamente interpretata ci offre una soluzione elegante e convincente.