I modelli teorici ed una serie di osservazioni indirette ci dicono molto su quelle singolarità straordinarie che chiamiamo buchi neri.
Sappiamo per esempio che ne esiste uno al centro di ogni galassia e quindi anche nella nostra, la Via Lattea, ma fino ad adesso non siamo mai riusciti a vederne uno direttamente o meglio non siamo riusciti a vedere direttamente il luminoso disco di accrescimento che circonda l’orizzonte degli eventi del black hole. Questo disco è prodotto dalla materia attratta dal pozzo gravitazionale del buco nero, che vortica caldissima, prima di essere inghiottita definitivamente.
Il buco nero al centro della nostra galassia, che emette una compatta sorgente di onde radio nota con la sigla Sagittarius A*, ha una massa pari a circa 4 milioni di quella del Sole ed un raggio di poche decine di volte piu’ grande della nostra stella ed è lontano circa 26.000 anni luce dalla Terra.
Il problema sta nel fatto che tra noi e il centro della galassia è disseminata una grande quantità di polvere e gas, che assorbe quasi tutta la radiazione elettromagnetica, lasciando passare solo quella a frequenza più bassa, ovvero le onde radio. E, purtroppo, osservare un oggetto grande poco più della nostra stella, a circa 26.000 anni luce di distanza, richiede un potere risolutivo proibitivo per un radiotelescopio: ci vorrebbe un’antenna grande come tutta la Terra per poterlo osservarlo direttamente.
Forse pero’ siamo molto vicini a poter per la prima volta trovare una prova diretta dell’esistenza dei buchi neri attraverso una tecnica messa a punto dagli astronomi e chiamata Very Long Baseline Interferometry (VLBI), cioè interferometria a base molto ampia.
L’idea è semplice quanto ingegnosa si tratta di combinare i risultati ottenuti da vari radiotelescopi sparsi in tutto il mondo in modo da vedere quello che vedrebbe un’unica antenna gigantesca grande come tutto il nostro pianeta. La tecnica già messa a punto richiede lunghe e sofisticate elaborazioni dei dati raccolti attraverso super computer e proprio in questi giorni, dovrebbe fare un ulteriore passo in avanti che ci consentirebbe nel 2018 di poter osservare direttamente il disco di accrescimento che circonda l’orizzonte degli eventi del buco nero annidato al centro della Via Lattea. Questo ambizioso progetto si chiama, appunto, Event Horizon Telescope e ci permetterà di fare un passo decisivo nella conoscenza di queste straordinarie ed affascinanti singolarità.