mercoledì, Maggio 15

Raccolti agricoli ed immigrazione

 

Da tempo si discute su quale sia, in termini quantitativi, l’impatto del clima sui flussi migratori, anche in relazione alle altre cause conclamate, prime fra tutte la guerra.

Non sempre i dati hanno confortato il legame tra l’aumento della temperatura nei paesi in via di sviluppo da cui provengono i flussi migratori e la quantità di migranti. Ebbene, di recente questa lacuna è stata colmata da Ruohong Cai, dell’Environmental Defense Fund di New York e colleghi, che hanno pubblicato un articolo sul «Journal of Environmental Economics and Management» in cui riescono a esplicitare e quantificare il legame tra clima e migrazioni.

I ricercatori hanno monitorato il trentennio 1980-2010 usando i flussi migratori provenienti da 163 paesi in via di sviluppo verso i 42 paesi maggiormenti sviluppati.

Hanno raccolto i dati sulle temperature e le precipitazioni ma soprattutto sulle rese dei raccolti agricoli in questi paesi. Ed attraverso questa analisi comparata è emerso che i paesi che fondano la loro economia prevalentemente sull’agricoltura sono quelli maggiormente coinvolti nei flussi migratori.

In altre parole, confortati da dati scientifici, è apparso inconfutabile quello che in qualche modo è già l’ipotesi piu’ accreditata ovvero che sia la fame il motore principale dei flussi migratori, molto piu’ delle altre concause (guerre, catastrofi naturali, terrorismo etc.).

La catena che induce migrazioni da molti paesi sarebbe dunque la seguente: l’aumento di temperatura conduce a diminuzione o perdita di raccolti, questa diminuzione, o perdita, non fornisce più i beni di sussistenza per le popolazioni, molti quindi migrano. In questo ambito, un risultato importante è la scoperta che la relazione tra temperature e migrazioni non è lineare. Dopo una certa soglia di aumento di temperatura, infatti, le migrazioni aumentano molto di più, come i raccolti diminuiscono drasticamente, con perdita totale e carestie.

Intervenire quindi con aiuti mirati volti al recupero di terreni incolti o degradati puo’ costituire una strategia volta perlomeno a ridurre i flussi migratori contrastando nello stesso tempo il cambiamento climatico.

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