sabato, Luglio 27

Perchè (probabilmente) siamo soli nell’Universo

La ricerca della vita aliena si è decisamente impennata negli ultimi anni e molti fisici ed astronomi danno relativamente per scontato che si tratti soltanto di tempo prima di trovarne qualche traccia, magari su uno dei tanti esopianeti che vengono scoperti quasi ogni giorno.
Persino quando ci riferiamo alla vita aliena, come alla scoperta di una specie evoluta e complessa, molti illustri ricercatori sono estremamente fiduciosi sul fatto che il nostro Universo possa ospitarla ed anche in quantità significative. Anche il celebre astrofisico Stephen Hawking si era iscritto tra coloro che danno per scontata l’esistenza di vita aliena evoluta, al punto di aver a suo tempo sconsigliato di cercare di mettersi in contatto con essa, per motivi prudenziali.
Ma le cose stanno davvero cosi? Il nostro Universo pullula di specie aliene senzienti ed evolute?
Il principale argomento che sostiene questa argomentazione è strettamente connesso proprio alla sterminata grandezza dell’Universo visibile ed al numero elevatissimo di pianeti potenzialmente in grado di ospitare la vita, almeno secondo l’unica tipologia di vita che conosciamo, quella terrestre.
Secondo una stima prudenziale nella sola Via Lattea ci sono almeno un miliardo di pianeti candidabili per ospitare la vita.
Nella prima formulazione dell’equazione di Drake (formula matematica utilizzata per stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti in grado di comunicare nella nostra galassia) l’astronomo ipotizzava che tutti i pianeti in grado di ospitare la vita prima o poi sono in grado di generarla e che tutti i pianeti che ospitano la vita prima o poi la evolvono in una specie intelligente.
L’esperienza dell’evoluzione della vita sulla Terra smentisce questa facilità e queste alte probabilità.
Gli eventi che hanno condotto all’albiogenesi (la comparsa di materia vivente da materia non vivente) sono sconosciuti. Non esiste unanimità nella ricerca su quale sia stato lo scenario più verosimile. Alcune centinaia di milioni di anni dopo essersi formata la Terra ha iniziato ad ospitare organismi che erano i lontani antenati di tutte le specie attualmente viventi.
L’albiogenesi sembra essere un fenomeno lineare, tutte le specie viventi hanno un unico, comune antenato per via delle similarità presenti nel DNA, mentre, per adesso, non è mai stata individuata una forma di vita che si differenzi.
Eppure la vita ha avuto 3,8 miliardi di tempo per manifestarsi una seconda volta sulla Terra, ma ciò non è accaduto.
Inoltre quando la vita si è manifestata sul nostro pianeta, per poter evolvere in una specie complessa ed intelligente come la nostra erano necessari almeno quattro successive occorrenze: la cellula eucariotica, la multicellularità, l’autoconsapevolezza e la civiltà.
Tutti eventi estremamente difficili ed improbabili.
L’eucariogenesi sarebbe avvenuta, ad esempio, attraverso un unico evento altamente improbabile circa due miliardi di anni fa, da qualche parte nell’oceano.
Fino a quel momento la vita era costituita da microbi senza nucleo cellulare e senza mitocondri. La svolta avviene quando un archeobatterio è andato a finire all’interno di un altro tipo di organismo, l’eubatterio. Combinando i loro metabolismi questo nuovo organismo ha acquisito un prezioso vantaggio nella scala evolutiva. Nel corso di milioni di anni e di miliardi di replicazioni cellulari l’eubatterio è stato definitivamente assorbito dall’altro organismo diventandone il suo mitocondrio, ovvero la sua centrale energetica.
Questa trasformazione ha consentito la proliferazione di queste forme di vita eucariotiche.
Questo strano ibrido era il nostro antenato è la sua “nascita” rappresenta un evento statistico altamente improbabile.
La vita multicellulare è strettamente collegata a questo passaggio, ma ciò non significa che sia stata scontata o inevitabile.
Per più di un miliardo di anni dopo l’eucariogenesi la vita ha continuato ad essere unicellulare.
La vita ha imboccato la strada multicellulare probabilmente a causa di mutamenti climatici o geologici combinati a reiterate mutazioni avvenute nella discendenza eucariotica originaria.
Nonostante poi l’esplosione della vita avvenuta nel periodo cambriano, sempre il caso, ha permesso che questa non si interrompesse o prendesse direzioni che non avrebbero condotto la Terra ad essere dominata da una strana specie senziente di scimmie parlanti.
Alla fine del periodo Permiano, per esempio, circa 252 milioni di anni fa, a seguito di una serie di cataclismatiche eruzioni vulcaniche il 90% delle specie marine ed il 70% di quelle terrestri si sono estinte.
Di più circa 66 milioni di anni fa, probabilmente a causa dell’impatto di un meteorite, sono stati spazzati via tutti i dinosauri non aviari, lasciando libera quella nicchia temporale che ha permesso ai piccoli mammiferi di prosperare. Se questo impatto non fosse avvenuto o fosse stato di proporzioni ridotte molto probabilmente la presenza dei dinosauri avrebbe impedito lo sviluppo dei mammiferi e quindi impedito la comparsa dell’uomo.
I nostri antenati, provenienti dall’Africa Orientale, sono apparsi soltanto al massimo 200.000 anni fa, vale a dire che per il 99,995% dell’esistenza della vita sul nostro pianeta non esisteva alcuna razza senziente.
La stessa civiltà umana è sempre stata, soprattutto nelle prime fasi, alquanto fragile ed almeno una volta ha sfiorato l’estinzione anticipata. Secondo studi sui dati genetici, circa 80.000 anni fa, in seguito ad eventi catastrofici di tipo planetario, la specie umana è stata letteralmente decimata, ed in tutto il pianeta sarebbero sopravvissute non più di 10.000 persone.

E’ stato pressocchè miracoloso se questo numero quasi insignificante ha permesso alla razza umana di evitare l’estinzione.

Tutto questo per ribadire come sia la nascita della vita che la sua evoluzione verso forme complesse e senzienti siano il prodotto di innumerevoli, casuali e talvolta fortuiti eventi, al punto che per quanto ne sappiamo non sono state trovate tracce di una seconda genesi sul nostro pianeta.

Se questo è il tiro di dado che ha determinato la vita, come la conosciamo, su questo sperduto e minuscolo granello roccioso dell’Universo, ebbene allora la possibilità che sia un evento unico ed irripetibile ha la stessa consistenza della possibile presenza di vita aliena.

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