Quando immaginiamo una possibile estinzione del genere umano in prima battuta pensiamo ad eventi di natura eccezionale e cataclismatica del tipo di una collisione con un meteorite, magari ancora più grande di quello che circa 70 milioni di anni fa, con ogni probabilità, portò all’estinzione di circa il 70% delle specie esistenti.
Il rischio più concreto invece è un collasso sistemico a causa dell’insostenibile pressione demografica.
Cosa può ridurre in modo strutturale, significativo e decisivo una crescita cosi continua che minaccia di esaurire tutte le risorse del nostro pianeta?
Tra gli eventi naturali alcuni pensano alla diffusione di un virus altamente letale, una pandemia su larga scale che ci elimini dalla faccia del pianeta. Secondo però i maggiori microbiologi nessun virus per quanto letale, sulla base dei dati attuali conosciuti, sarebbe in grado di sterminare sette miliardi di esseri umani.
Anche se sopravvivesse soltanto l’1% di noi rimarrebbero circa 700.000 individui naturalmente immuni, nell’arco di poco più di un secolo la popolazione terrestre si sarebbe ricostituita, riprendendo una crescita impetuosa.
Neppure una guerra mondiale, a meno che non venga combattuta con tutto l’arsenale nucleare attualmente disseminato per il globo avrebbe l’effetto di diminuire sul lungo periodo la popolazione terrestre. E’ riprovato da numerosi studi che dopo una guerra, per quanto sanguinosa, sia le nazioni vinte che quelle vincitrici, sono spinte a ripopolare i loro paesi, recuperando rapidamente il capitale umano sacrificato. Ci sono ragioni psicologiche, economiche e sociali che supportano questo desiderio di fare figli subito dopo la conclusione di un conflitto bellico.
Se a capo del mondo ci fossero i biologi invece degli economisti, chiunque saprebbe che non esiste specie cui sia consentito andare in giro a moltiplicarsi indefinitamente, umanità inclusa, senza arrivare ad esaurire risorse vitali come il cibo ed infine a sparire con il crollo numerico comportato dai decessi. La proliferazione ininterrotta è il credo delle cellule cancerose.
Se paradossalmente tutte le nazioni della Terra adottassero la politica che ad ogni coppia è concesso di procreare soltanto un figlio entro il 2100 la popolazione umana scenderebbe a circa 1,6 miliardi di abitanti, lo stesso livello del 1900. Questo comporterebbe una serie di reazioni a catena di straordinario impatto sulla vita del pianeta e degli esseri umani.
Prima di tutto finirebbe qualunque tipo di scarsità di beni, di energia e di risorse, permettendo a tutte le nazioni una crescita dignitosa ed equilibrata.
Soprattutto la Terra riuscirebbe a recuperare sia sotto il profilo della fauna e della flora, sia sotto quello di una caduta verticale dell’inquinamento umano in tutte le sue forme.
Migliorerebbe la salute degli esseri umani perchè ogni stato avrebbe le risorse per curare al meglio una popolazione fortemente ridotta.
Torneremmo ad avere spazio intorno a noi, recuperando con la natura un rapporto corretto ed equilibrato, smettendo di cementificare ogni angolo del pianeta, anzi avviando interventi di demolizione e recupero di un patrimonio immobiliare largamente in esubero.
Ovviamente come tutte le cose sensate si sconfina nell’utopia e niente di questo accadrà mai.
Quindi dovremo rassegnarci a vedere un Ministro della Repubblica che ritiene cosa meritoria e razionale aver procreato nove figli.