domenica, Maggio 19

Storia e tradizioni dell’ultimo e del primo giorno dell’anno

Ci siamo, tra poche ore, una nuova alba si aprirà sull’ultimo giorno del 2023 a cui seguirà il Capodanno 2024. Tradizionalmente il 31 dicembre è un giorno che viene celebrato all’insegna del divertimento, dei brindisi e di un pizzico di trasgressione. Si abbandona così l’anno vecchio proiettandoci verso quello nuovo, carichi di aspettative beneauguranti. Ma come era festeggiato l’ultimo giorno dell’anno nell’antichità?

La fine dell’anno nell’antichità

Nell’antica Roma, l’ultimo giorno dell’anno era dedicato a Giano, il dio dei passaggi e delle transizioni. Giano era raffigurato con due volti, uno che guardava avanti verso il nuovo anno e uno che guardava indietro verso l’anno passato. I romani celebravano questo giorno con sacrifici, banchetti e doni, tra cui dolci e monete.

Nell’antico Egitto, l’ultimo giorno dell’anno coincideva con l’inondazione annuale del Nilo. Questo evento naturale portava fertilità alla terra e veniva celebrato con feste e cerimonie religiose. Gli egiziani credevano che l’inondazione fosse causata dalla dea Iside che versava le sue lacrime per la morte di suo marito, Osiride. Quindi, l’ultimo giorno dell’anno era anche un momento di tristezza e di commemorazione.

Nell’antica Grecia, l’ultimo giorno dell’anno era dedicato a Dioniso, il dio del vino e della festa. I greci celebravano con banchetti, musica e danze. Inoltre, era comune fare doni agli amici e ai familiari, come simbolo di buona fortuna per l’anno a venire.

In Cina, l’ultimo giorno dell’anno ha una storia di circa 3.500 anni. Si ritiene che possa aver avuto origine nella dinastia Shang (1600-1046 a.C.), quando le persone tenevano cerimonie sacrificali in onore di divinità e antenati all’inizio o alla fine di ogni anno. Era un’occasione per pulire la casa, saldare i debiti e preparare un banchetto per la famiglia. Inoltre, era tradizione accendere fuochi d’artificio per scacciare gli spiriti maligni.

Le tradizioni della fine dell’anno in Italia

Come per molti altri aspetti della nostra penisola, le tradizioni della notte di San Silvestro, variano da regione a regione. Eccone alcune:

  1. Vestirsi di rosso: Il rosso è il colore delle feste in Italia, soprattutto in occasione del Capodanno. Si dice che vestire di rosso porti fortuna. Questa tradizione ha origini antiche, risalenti al 31 a.C, ai tempi dell’imperatore Ottaviano Augusto, quando sia gli uomini che le donne erano soliti vestire di rosso, simbolo di prosperità.
  2. Cotechino e lenticchie: La sera del 31 dicembre, cotechino e lenticchie sono due grandi classici irrinunciabili. Il cotechino è un piatto tipico del Nord Italia, mentre le lenticchie sono considerate un simbolo di buon augurio e prosperità.
  3. Gettare le cose vecchie: Gettare le cose vecchie, o almeno alcune, anche solo simbolicamente, è un’altra tradizione del Capodanno italiano. Questo rito simboleggia l’abbandono del passato.
  4. Fuochi d’artificio: Sparare i fuochi d’artificio è un’usanza comune per celebrare l’arrivo del nuovo anno. Questo rito serve a scacciare via le negatività.
  5. Il bacio sotto al vischio: Questa è una tradizione molto romantica. Si dice che chi si bacia sotto al vischio a mezzanotte avrà fortuna e amore per tutto l’anno.

San Silvestro, chi era costui?

Ci riferiamo alla notte dell’ultimo dell’anno, anche come la notte di San Silvestro, il santo a cui è dedicato questo particolare giorno dell’anno. Ma chi era San Silvestro?

Silvestro, primo del suo nome, divenne il 33° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dopo la morte di Papa Milziade. Il suo pontificato, durato dal 314 fino alla sua morte nel 335, coincise con il lungo impero di Costantino I, il primo imperatore romano che accettò il cristianesimo. Durante il suo pontificato, la Chiesa affrontò un cambiamento epocale: il passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana.

Nonostante la sua posizione politica fosse debole, Silvestro I svolse un ruolo importante nella transizione della Chiesa durante questo periodo. Costantino, consapevole della forza che ormai stava assumendo il Cristianesimo, orientò i suoi sforzi in direzione della sostituzione degli apparati pagani dello Stato con quelli Cristiani. Per ottenere un tale risultato dovette spesso sostituirsi a Silvestro, che comunque non fu mai capace e solo raramente tentò di imporre il suo ruolo.

Silvestro I è noto per una serie di leggende, tra cui quella che convocò il primo concilio ecumenico di Nicea e riuscì a convertire Costantino il Grande, imperatore romano. Tuttavia, queste leggende sono state prodotte soprattutto nel medioevo e sono considerate erronee. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese ortodosse.

Si fa presto a dire Capodanno

Da un punto di vista storico il 1 gennaio diventa Capodanno dal 46 avanti l’era volgare, quando Giulio Cesare introduce la riforma del calendario giuliano (precedentemente veniva considerato quale primo giorno dell’anno il 1º marzo).

Con la caduta dell’impero romano le cose però si sono incasinate e in Europa per secoli si è festeggiato il primo dell’anno in momenti decisamente diversi. Nel Medioevo, molti paesi europei usavano il calendario giuliano, ma questo non impediva che ognuno festeggiasse il primo dell’anno in date diverse. Per esempio dal XII secolo fino al 1752 in Inghilterra e in Irlanda il capodanno si celebrava il 25 marzo (giorno dell’Incarnazione e usato a lungo anche a Pisa e in seguito a Firenze) mentre in Spagna fino all’inizio del Seicento il cambio dell’anno era il 25 dicembre, giorno della Natività.

In Francia, fino al 1564, il Capodanno veniva festeggiato nella domenica di Resurrezione  ma con l’Editto di Roussillon del 9 agosto 1564, fu deciso di considerare il 1º gennaio come primo giorno dell’anno (la riforma entrò tuttavia in vigore in tutta la Francia solo nel 1567, regnante Carlo IX); a Venezia (fino alla sua caduta, avvenuta nel 1797) era il 1º marzo, mentre in Puglia, Calabria e Sardegna  lo si festeggiava seguendo lo stile bizantino che lo indicava al 1º settembre (14 settembre del calendario gregoriano), tant’è vero che in sardo settembre si traduce Caputanni (dal latino Caput anni).

Il Capodanno nel mondo

Se con la fine del diciottesimo secolo nell’Europa occidentale finalmente ci si uniformava alla data del 1 gennaio come inizio del nuovo anno, le cose tutt’oggi sono piuttosto diverse a secondo dell’angolo di mondo nel quale si vive. Quasi un miliardo e 600 milioni di persone in Cina, ma anche in Corea, Vietnam, Mongolia e Nepal festeggiano il Capodanno cinese in corrispondenza del novilunio che cade tra il 21 gennaio e il 20 febbraio.

Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram e può corrispondere a qualsiasi periodo dell’anno gregoriano, in quanto l’anno lunare impiegato nel calendario islamico è circa 11 giorni più breve dell’anno solare del calendario gregoriano, cosicché una data islamica si “sposta” indietro, rispetto al calendario gregoriano, di circa un mese ogni tre anni. 

Nei paesi turco-iranici il capodanno cade durante l’equinozio primaverile, il 21 marzo. In Thailandia, Cambogia, Birmania e Bengala, il capodanno solare detto Songran è invece compreso tra il 13 aprile e il 15 dello stesso mese, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell’anello dello zodiaco. Ci fermiamo qui ma lo “zibaldone” dei diversi capodanni potrebbe continuare a lungo.

Viaggio nel tempo a cavallo del Capodanno

Per concludere questa frastornante viaggio tra i diversi “ultimi e primi” dell’anno”, adesso voliamo virtualmente, in un luogo speciale dove in questo momento dell’anno, ognuno di noi può provare l’ebbrezza di un viaggio nel tempo, futuro o passato, purtroppo limitatamente ad un solo giorno.

All’altezza del 180mo meridiano, nell’Oceano Pacifico, da nord a sud, scorre una linea immaginaria che divide il tempo della Terra. È la Linea del Cambiamento di Data che attraversa centinaia di atolli ed isole distanti a volte poche decine di chilometri ma separate da un giorno intero.

Una distanza temporale definita nel 1884 nell’ambito dell’International Meridian Conference di Washington durante la quale il Pianeta venne suddiviso in 24 fusi orari e tracciato convenzionalmente l’International Dateline, opposta al meridiano 0 che passa da Greenwich.

Tonga o meglio il Regno di Tonga, un arcipelago polinesiano, è il luogo dove convenzionalmente nasce il giorno. Costituito da  oltre 170 isole ed isolette, molte delle quali disabitate, conosciute anche come Isole degli Amici per il carattere cordiale dei nativi che accolsero gli esploratori occidentali, gode di una temperatura ideale che non scende mai sotto i 20 gradi centigradi neppure durante il periodo delle piogge.

A meno di due ore di volo, ci sono le Isole Samoa americane che invece sono indietro di un giorno rispetto a Tonga. In questa zona geografica del pianeta è possibile sperimentare, sia pure convenzionalmente, una sorta di viaggio nel tempo, nel passato o nel futuro, sia pure limitato ad un giorno di differenza.

Buon 2024 a tutti i lettori di Wiki Magazine Italia.

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