Nell’antichità scienziati e filosofi tendevano a confondere la temperatura con il calore e per il senso comune questo accade spesso anche oggi.
Facciamo un piccolo esperimento per comprendere come può essere facile “imbrogliarci”.
Prepariamo la nostra torta preferita, mettiamo una bella crostata, che dopo aver disposto in uno stampo facciamo cuocere in forno ad una temperatura di 180-190° per una quarantina di minuti.
Sappiamo bene che se quando al termine della cottura estraendo la torta dal forno, avessimo la sventura di toccare lo stampo, proveremmo un dolore acutissimo.
Se invece ci limitiamo a toccare la superficie della torta siamo in grado di uscirne indenni. Eppure sia la torta che il suo stampo sono stati entrambi nel forno alla medesima temperatura e per il medesimo tempo. Sono altrettanto “caldi” o più precisamente hanno la stessa temperatura, se procedessimo a misurarla con un termometro ne avremmo la conferma.
Eppure l’effetto del tocco dello stampo è dolorosamente diverso da quello della superficie della torta.
Dipende dai nostri sensi.
La sensazione del caldo non è collegata alla misura della temperatura ma più prosaicamente a l’esigenza di non scottarci.
Noi sentiamo lo shock doloroso della scottatura perchè lo stampo è fatto di metallo ed il metallo è un buon conduttore di calore. Lo stampo quando è riscaldato diffonde molto più calore in un dato tempo della torta fatta di frolla e pezzi di frutta.
La temperatura è una misura locale dell’agitazione della materia, il calore è invece un tipo di trasferimento di energia tra particelle.
Ed adesso concediamoci una bella fetta di torta….