lunedì, Maggio 6

Vita di uno studente universitario medievale

La maggioranza di coloro che possono seguire un percorso formativo dopo le scuole dei canonici o dei collegi smettono di studiare e si avviano verso la professione dei loro padri o percorrono strade personali. Quelli che vogliono diventare chierici oppure scelgono la “politica” come campo di attività vanno all’università. I primi atenei (a Bologna, Parigi, Montpellier e Oxford) compaiono all’inizio del Duecento. In Europa, ne esistono una decina già nel 1300 e per la fine del secolo sono già una sessantina.

Nel XV secolo l’università di Parigi conta circa 4.000 studenti, mentre quella di Oxford sfiora i 1700 discenti e Cambridge si attesta intorno ai 1300.

Le principali “facoltà” universitarie

Tre sono le discipline che di fatto monopolizzano la nascente vita universitaria: la teologia, la medicina e il diritto. Inutile sottolineare come la teologia sia la “regina” delle discipline universitarie. Possono studiarla solo una minima parte dei chierici, dei monaci e dei religiosi e per conseguire il dottorato occorrono una quindicina di anni. Teologia e medicina sono frequentata da un numero relativamente basso di persone, mentre il grosso degli studenti universitari sceglie il diritto.

Lezioni universitarie

Le lezioni si basano sul metodo dialettico. Il maestro generalmente legge un testo e poi risponde alle domande che gli studenti gli pongono, fino alla conclusione della lezione quando l’insegnante emette la morale o la sentenza sul significato del brano che ha introdotto il confronto con i suoi discenti.

Questo metodo è alla base delle famose “dispute” pubbliche che rivestiranno, soprattutto ma non esclusivamente, in campo religioso un’importanza fondamentale nella società medievale. I maestri universitari per mantenersi dipendono da un beneficio ecclesiastico e/o dai “regali” degli studenti.

Libri di testo

Per studiare occorrono libri e questo costituirà un problema non di poco conto fino allo scoperta della stampa a caratteri mobili. I prezzi dei libri sono elevatissimi e non tutti possono permetterseli. Il costo di questo indispensabile ausilio didattico è costituito dal materiale di supporto ma soprattutto degli oneri per la copia del testo. Per avere un’idea del costo di un libro di testo, nella Parigi del Quattrocento, il prezzo medio di un libro corrisponde a sette giorni di “pegni e borse” di un notaio e di un segretario del re.

Un modo per venire incontro alla maggioranza degli studenti che non possono permettersi l’acquisto dei libri sono le “biblioteche universitarie“. La Sorbona nel 1338 vanta una biblioteca di oltre 1.700 tomi. La consultazione è soggetta a regole rigidissime e spesso i libri sono incatenati per prevenire i furti.

Quattro sono le tipologie principali dei libri di testo universitari: quella dei Padri della Chiesa, quella dei dottori moderni, quella per le opere di medicina e filosofia, e una per le opere profane, che è la meno fornita.

L’organizzazione degli studenti

Per facilitare la vita e soprattutto l’ambientamento degli studenti molte università favoriscono la loro aggregazione per regioni di provenienza. Le cosiddette “nazioni” sono ad esempio a Bologna circa 17, mentre a Parigi ce ne sono solo quattro: francese, normanna, piccarda e anglo-tedesca.

I confini di appartenenza tra queste nazioni sono fluidi e non di rado scoppiano delle controversie per l’adesione di un singolo studente all’una piuttosto che all’altra delle nazioni. Ogni nazione elegge liberamente i propri dirigenti ed è rappresentata da un procuratore. Le risorse finanziarie a disposizione provengono dalle “quote d’iscrizione” di studenti, professori a cui si aggiungono le tasse.

A partire dal 1400 le nazioni più ricche iniziano a prestare denaro ai soci in difficoltà. Soldi e beni preziosi sono custoditi in robusti contenitori all’interno di chiese.

Santi e bagordi

Come è immaginabile la maggior parte delle disponibilità economiche di una nazione viene investita in vino, bevande e cibo e nell’organizzazione o partecipazione a feste. Feste che si organizzano soprattutto ma non soltanto, per le feste patronali o altre ricorrenze religiose. Queste feste degenerano in bagordi dove il vino o la birra scorre a fiumi ed è naturale che ben presto sovvenzionare queste occasioni sarà uno dei motivi principali per l’indebitamento delle nazioni.

Residenze per studenti

A cementare l’affiatamento di studenti provenienti dalla stessa regione però, più ancora che queste specie di confraternite organizzate per nazioni, sono i collegi, residenze messe a disposizione di studenti anch’essi provenienti dagli stessi territori.

Vivere insieme infatti facilita la costruzione di amicizie e legami sociali molto forti. A Parigi, sono gli studenti originari del nord del regno a beneficiare del maggior numero di posti: 130 alloggi suddivisi in una decina di collegi. In tutta la Francia ci sono una cinquantina di residenze in grado di ospitare poco meno di 700 studenti, quasi tutti forestieri. Solo l’università della Sorbona e quella di Navarra ospitano infatti studenti del luogo.

Uno dei collegi più famosi è quello creato nel 1257 da Robert de Sorbon, amico fraterno del re Luigi IX, il Santo, dal cui nome deriva quello dell’Università della Sorbona. Non pochi studenti trovano alloggio presso privati. Con il passare del tempo però la crisi degli alloggi si aggrava. Nelle città universitarie ben presto la domanda supererà l’offerta, infatti, se nel 1155, a Bologna, gli studenti dicono ancora di trovare alloggio nel centro della città, fin dal 1189 papa Clemente III scrive al vescovo di Bologna perché intervenga per frenare il rialzo dei prezzi e per far rispettare l’uso secondo il quale una camera, una volta affittata a uno studente, sia per sempre destinata a questo uso.

Gli studenti poveri possono ricevere borse di studio, mentre quasi tutti prima o poi ricorrono spesso alle famiglie per tutte le necessità che non riescono a soddisfare.

Si chiedono i soldi ai genitori, in genere scrivendo o facendosi scrivere, lettere che devono essere convincenti, in grado di toccare i “tasti giusti”, affinchè la famiglia sborsi il denaro richiesto.

Uno scrivano di professione

Per tale bisogna si può ricorrere a degli scrivani “professionisti”. Uno di questi è Guillaume Houvet, procuratore della nazione francese nel 1494, che scrive un’antologia di lettere fac-simili. Lo studente può leggerle e ricopiarle: “Ho trovato un bravo docente, di cui a Parigi non si trova uomo altrettanto abile in poesia e retorica”. La conclusione è scontata: “Vorrei che vi garbasse di mandargli qualcosa affinché mi conosca meglio e mi sappia valorizzare. Addio”.

Pregiudizi e ordine pubblico

Le università dell’epoca sono ambienti infarciti di pregiudizi e xenofobia. I luoghi comuni sugli stranieri si sprecano e come se non bastasse la vita turbolenta degli studenti crea numerosi problemi di ordine pubblico nelle città universitarie.

Di notte, spesso ubriachi, staccano le insegne di alberghi e osterie e terrorizzano gli abitanti con grida e minacce. Questi schiamazzi notturni e questo vandalismo spesso inducono le autorità locali ad una reazione preventiva, è quello che accade nel 1452 a Sainte Geneviève, dove vengono tolte tutte le insegne per evitare i raid notturni degli studenti.

Dopo gli studi

Tra coloro che riusciranno a completare l’intero percorso universitario che può durare anche una quindicina d’anni, alcuni diventano professori a loro volta, finendo per occupare posti importanti. È il caso di Jean Charlier da Gerson che nasce nel 1363 vicino a Rethel, da un famiglia di contadini. Ha dodici fratelli e sorelle. Dopo aver seguito i corsi del monastero di Saint-Rémy di Reims, si sposta a Parigi, dove viene ammesso al collegio di Navarra. È uno studente modello e si diploma come maestro d’arte (umanistica) nel 1381, baccelliere di teologia nel 1387 e biblista nel 1387-89.

A questo punto può iniziare la docenza. Nel 1392 ottiene il titolo di baccelliere formato e successivamente quello di maestro in teologia. Undici anni di percorso universitario, a cui Gerson fa seguire un’altrettanta importante carriera ecclesiastica al punto tale che in seguito ricoprirà un ruolo primario durante il Concilio di Costanza. Gerson morirà nel luglio del 1429. Una carriera esemplare che però tutto sommato era patrimonio di una minoranza di studenti universitari.

Fonti:

Verdon, Jean. La vita quotidiana ai tempi del Medioevo

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