Sull’Atlantico un minimo barometrico avanzava in direzione orientale incontro a un massimo incombente sulla Russia, e non mostrava per il momento alcuna tendenza a schivarlo spostandosi verso nord. Le isoterme e le isòtere si comportavano a dovere. La temperatura dell’aria era in rapporto normale con la temperatura media annua, con la temperatura del mese più caldo come con quella del mese più freddo, e con l’oscillazione mensile aperiodica. Il sorgere e il tramontare del sole e della luna, le fasi della luna, di Venere, dell’anello di Saturno e molti altri importanti fenomeni si succedevano conforme alle previsioni degli annuari astronomici. Il vapore acqueo nell’aria aveva la tensione massima, e l’umidità atmosferica era scarsa. Insomma, con una frase che quantunque un po’ antiquata riassume benissimo i fatti: era una bella giornata d’agosto dell’anno 1913.
SCon queste parole inizia L’uomo senza qualità di Robert Musil che insieme alla Recherche di Proust e l’Ulisse di James Joyce caratterizza la forza dirompente della letteratura del 1913. Ma era davvero così l’estate viennese di quell’anno? A giudicare da un articolo del 15 agosto che esce sulle pagine Neue Freie Presse, dal titolo “Maltempo perdurante”, pare proprio di no. Il barone Von Myrbach assistente dell’Istituto Centrale di Meteorologia non lascia speranza ai lettori, l’estate è iniziata male e finirà peggio. Ed in effetti a Vienna, nel mese di agosto la temperatura media si mantenne sui 16 gradi. Sarà l’estate più fredda del XX Secolo.
Ma questa licenza poetica meteorologica va senz’altro perdonata a Musil che con l’Uomo senza qualità scrive un’opera monumentale, il lavoro di un’intera vita, rimasta per altro incompiuta.
Inizialmente pensato come grande romanzo autobiografico, seppur scritto in terza persona, e ambientato nei primi anni del secolo, non viene portato a termine dall’autore, che ci lavora fino agli ultimi momenti della sua vita; ha un’originalissima struttura in quanto contiene ampi stralci di tipo saggistico di temi storico-filosofici.
Ambientato in quella che è a tutti gli effetti Vienna, capitale di un grande impero pluri-etnico detto “Kakania“, la storia narra la vicenda esistenziale e spirituale di Ulrich: una specie di “uomo ideale” che, riassumendo in sé tutte le qualità o, meglio, le “non-qualità” del secolo appena iniziato, il Novecento, vive parzialmente alienato dal “mondo reale” e del tutto privo di autentici interessi.