Il 25 maggio del 1913, domenica, proprio mentre un certo Adolf Hitler lascia Vienna, uno degli ufficiali più alti in grado dell’esercito imperiale austriaco, nonché agente segreto, il colonnello Alfred Redl alle 1.45 si spara un colpo di rivoltella alla tempia nella sua stanza d’albergo.
Il suo è un “suicidio assistito”, l’arma gli era stata gentilmente concessa dal controspionaggio austriaco in cambio della firma di una confessione nel quale Redl ammetteva di essere stato al soldo di una potenza nemica, la Russia.
Il colonnello che ironia della sorte era stato insignito della massima onorificenza militare la Corona di Ferro di terza classe, disonorato e con la prospettiva di un processo pubblico al termine del quale lo attendeva la forca, si uccide. Alle quattro del mattino viene informato il vecchio imperatore Francesco Giuseppe che commenta amaramente: ” E’ questa la nuova era? E’ queste sono le creature che genera?”.
L’alto ufficiale austriaco era in mano al servizio segreto russo dal 1903 a causa della sua omosessualità e nonostante i generosi compensi dei servizi nemici Redl manteneva un tenore di vita molto al di sopra dei suoi mezzi (tra l’altro, possedeva due automobili e parecchi cavalli).
Le autorità austriache manipolando la stampa tentarono di coprire lo scandalo e la morte di Redl, dipinto come un ufficiale brillante che avrebbe senz’altro fatto carriera, veniva attribuita ad un imprevedibile atto di follia. Ma come si dice il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. I servizi segreti imperiali non avevano fatto i conti con Egon Erwin Kisch, un giovane e brillante reporter della rivista Bohemia e la sua passione per il calcio.
Quella stessa domenica, la sua squadra lo Sturm gioca in trasferta ed il loro migliore attaccante, un fabbro di nome Hans Wagner non si presenta. Il giorno dopo, lunedì 26 maggio Wagner balbetta delle strane spiegazioni al capitano della squadra. Kisch se lo lavora e scopre che la sua assenza è dovuta ad una richiesta imperiosa dell’esercito che gli aveva chiesto di forzare la porta di un alloggio privato nel quartier generale del corpo d’armata di Redl. Il cronista riesce ad apprendere i particolari pruriginosi dell’omosessualità dell’alto ufficiale e non impiega molto a fare due più due sull’interessamento dei servizi segreti per Redl. Il suo suicidio quindi appare da subito molto sospetto.
Kisch pubblica un articolo che svela gran parte dei sordidi segreti dell’alto ufficiale suicida e del fatto che era braccato dal controspionaggio austriaco.
Il tentativo di mascheramento cade quindi rovinosamente e giovedì 29 maggio il Ministero della Guerra è costretto a rivelare tutta la verità infangando ulteriormente la memoria del colonnello doppiogiochista, al punto che i suoi due fratelli dovettero cambiare cognome per sfuggire alla riprovazione della pubblica opinione viennese.
Si ritiene che il tradimento di Redl abbia contribuito alle sconfitte austro-ungariche durante i primi mesi della Grande Guerra, dato che i piani da lui divulgati erano molto dettagliati e non potevano essere stati modificati sostanzialmente nel breve tempo intercorso tra il suo suicidio e lo scoppio della guerra. Dato che Redl fece sgominare anche una serie di spie austriache e tedesche in Russia occultando in questo modo il massiccio riarmo dell’armata russa, l’Austria-Ungheria si fece un quadro eccessivamente ottimista dei rapporti di forza.
Il conte e deputato austriaco al Reichsrat Adalbert Sternberg ebbe a dichiarare dopo la prima guerra mondiale:
«Questa canaglia ha denunciato ogni spia austriaca, dato che il caso del capitano Laikov [il colonnello dello stato maggiore che era pronto a consegnare agli austriaci l’intero piano di invasione russo] si è ripetuto più volte. Redl rivelava i nostri segreti ai russi e impediva che le nostre spie carpissero i loro segreti. Così nel 1914 gli austriaci e i tedeschi hanno potuto ignorare l’esistenza di 75 divisioni, che da sole corrispondevano all’intero esercito austro-ungarico…» |
L’unico ad uscire brillantemente da questa vicenda che avrà pesanti ripercussioni per il declinante impero austro-ungarico é Egon Erwin Kisch che diverrà una figura leggendaria del giornalismo viennese.