sabato, Maggio 18

50 anni fa l’Apollo 11 conquistava la Luna

Il 20 luglio di 50 anni fa segna il definitivo trionfo nell’esplorazione spaziale degli Stati Uniti sui rivali sovietici. La conquista della Luna da parte della missione Apollo 11 demarcherà un preciso punto di svolta nella corsa allo spazio innescata poco più di un decennio prima dai russi.

L’equipaggio

Per questa delicatissima impresa sono stati scelti tre astronauti poco loquaci, almeno con i media, ma molto preparati e motivati: Neill Armstrong il comandante, Michael Collins e Edwin “Buzz” Aldrin. Tra i tre uomini per tutta la lunga preparazione della missione non si instaurò come per altri equipaggi NASA un vero rapporto d’amicizia, la loro si caratterizzò piuttosto come una relazione lavorativa amichevole. Tutto è stato organizzato per mesi affinché questa missione dall’alto grado di rischio si realizzi correttamente. Non sono previsti piani di salvataggio per i tre astronauti se qualcosa dovesse andar male.

Il lancio

Alle ore 9.32 locali del 16 luglio 1969 il gigantesco razzo vettore Saturn V lanciò l’Apollo 11 dalla piattaforma di lancio 39A, parte del complesso di lancio 39 del Kennedy Space Center. All’evento si stima che circa un milione di persone vi abbiano assistito affollando autostrade e spiagge prossime allo spazioporto mentre centinaia di milioni di persone lo seguono in diretta tv in tutto il mondo. La CBS che si è aggiudicata i diritti dell’evento vende gli spazi pubblicitari a prezzi altissimi. Il modulo di comando è stato battezzato Columbia in onore del “cannone” del romanzo Dalla Terra alla Luna di Jules Verne mentre il LM (il Modulo Lunare) si chiamerà Eagle, aquila, l’uccello simbolo degli States. Dodici minuti dopo il lancio Apollo 11 raggiunge l’orbita terrestre.

In orbita lunare

Durante la rotta translunare non succede niente. Tutto procede come previsto. La Luna è raggiunta alle ore 21.17.50 UTC del 19 luglio. Mentre sorvola la faccia nascosta della Luna il CSM accende i motori ed immette Apollo 11 in orbita lunare. Sono previste 30 orbite del nostro satellite prima dello sganciamento del Modulo Lunare che dovrà “allunare” presso il Mare della Tranquillità. E’ arrivato il momento per Armstrong e Aldrin di trasferirsi sul Modulo Lunare. Dopo un ultimo check con il Centro di Controllo di Houston il LM si sgancia ed inizia l’avvicinamento al suolo lunare.

Houston, abbiamo un problema!

A dieci km dalla superficie i due computer di bordo denunciano un errore di programma. L’Apollo Guidance Computer sembra in tilt. Ad Houston si avviano frenetici controlli per comprendere la natura del problema. Il direttore di volo Eugene Krantz rassicura presto tutti si tratta di un sovraccarico di dati dovuto all’erronea attivazione del radar di rendez vous. D’altra parte i due computer hanno una memoria di 8 Kb di RAM ciascuno! Basta resettare il programma ed il problema è risolto.

Allunaggio!

La discesa prosegue ma quando ormai si è in prossimità del suolo lunare Armstrong si rende conto che la zona prescelta per l’allunaggio è particolarmente sassosa, quindi attiva il controllo semi-manuale ed effettua una piccola correzione di rotta. Alle ore 20.17.39 UTC il LM tocca il suolo lunare. La prima EVA (Attività Extra Veicolare) lunare prevederebbe una preparazione lunga e meticolosa, compreso un sonnellino di circa 4 ore. Armstrong non solo non dorme ma anticipa tutte le attività preparatorie previste e dopo il consenso del medico supervisore di Houston e tre ore prima del previsto alle ore alle 02:51 inizia la sua discesa verso la superficie lunare attraverso la scaletta, tuttavia Armstrong ebbe una certa difficoltà dovuta al fatto che l’Unità di Controllo Remota posta sul casco gli impediva di vedersi i piedi. Mentre scendeva la scaletta di nove gradini, Armstrong tirò l’anello a D che schierò il Modular Equipment Stowage Assembly (MESA) contro il lato dell’Eagle attivando la telecamera della telecamera.

La telecamera installata sull’Apollo 11 utilizzava una ripresa televisiva a scansione lenta, incompatibile con la normale trasmissione televisiva, quindi l’immagine doveva essere visualizzata su di un monitor speciale dove veniva a sua volta ripresa da una telecamera convenzionale, riducendone tuttavia significativamente la qualità.

Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità

E finalmente Armtrong poggia il piede sinistro sul suolo lunare pronunciando una delle più celebri frasi della storia dell’umanità. Una frase che era stata pensata e messa a punto ben prima della partenza della missione Apollo 11. Circa 450 milioni di persone assisteranno in leggera differita ai primi passi di un essere umano sulla luna, sono immagini di scarsa qualità che fanno poco più che intravedere la prima camminata lunare dell’astronauta. Armstrong commentò, inoltre, che muoversi nella gravità lunare, circa un sesto di quella terrestre, era molto più facile che nelle simulazioni effettuate prima del lancio e che l’ideale per spostarsi era “saltare” e non camminare come sulla Terra. Descrisse la superficie del nostro satellite come abbastanza compatta e coperta da una sabbia molto fine.

Circa 20 minuti dopo anche Aldrin esce dal LM ed iniziano 2 ore mezza di EVA durante le quali i due astronauti piantano la bandiera americana, scattano fotografie, simulano altre discese dal modulo lunare per effettuare riprese di migliore qualità e più spettacolari, raccolgono circa 20 kg di rocce lunari ed infine piazzano sulla superficie un sismografo ed un ripetitore a specchio che servirà a riflettere un puntatore laser.

Poco prima di risalire sul LM gli astronauti ricevono una chiamata del presidente di allora, Richard Nixon, che parlò loro attraverso una trasmissione radio-telefono che egli stesso definì “la più storica chiamata mai fatta dalla Casa Bianca”.  Originariamente Nixon aveva preparato un lungo discorso da leggere durante la chiamata, ma l’astronauta Frank Borman, che si trovava alla Casa Bianca come collegamento della NASA durante l’Apollo 11, lo convinse a dire brevi parole. L’entusiasmo a Terra è irrefrenabile, ma viene il momento del rientro sul Modulo Lunare.

Bye, bye Luna.

Aldrin rientrò nell’Eagle per primo. Con non poche difficoltà, gli astronauti caricarono i film e due sacchi contenenti più di 22 kg di materiale lunare dallo sportello del Modulo Lunare, grazie ad un sistema a puleggia chiamato Lunar Equipment Conveyor che si rivelerà abbastanza inefficiente tanto da essere profondamente modificato nelle successive missioni Apollo. Dopo essersi collegati al supporto vitale del modulo lunare, gli astronauti alleggerirono lo stadio di risalita per il ritorno all’orbita lunare, lanciando fuori i loro zaini PLSS, le loro copriscarpe lunari, una fotocamera Hasselblad vuota e altre attrezzature. Il portello venne chiuso alle 05:01. Quindi pressurizzarono il modulo e si prepararono a dormire. Dopo circa sette ore di riposo, l’equipaggio venne risvegliato dal centro di controllo di Houston per prepararsi al ritorno. Due ore e mezzo dopo, alle 17:54:00 UTC, decollarono per raggiungere Collins a bordo del Columbia in orbita lunare.

Prima di iniziare il viaggio di ritorno verso casa gli astronauti sganciano il Modulo Lunare che aveva egregiamente portato a termine il proprio compito. Il viaggio di ritorno è praticamente perfetto fino all’ammaraggio a sud ovest delle Hawaii il 24 luglio 1969 alle ore 16.50.35 UTC dopo poco più di 195 ore di volo.

Per Armstrong, Aldrin e Collins i festeggiamenti per la straordinaria impresa dovranno però essere rimandati poiché passeranno, come da protocollo, 21 giorni in quarantena per scongiurare qualsiasi potenziale infezione contratta sulla regolite lunare.

La Luna era stata conquistata. Quello che in quelle settimane e negli anni a venire non si sarebbe mai immaginato e che dopo il 1972 la ricerca spaziale avrebbe di fatto abbandonato l’idea di portare altri uomini sulla sua superficie e la Luna avrebbe dovuto attendere i nostri giorni per registrare un nuovo, forte interesse.

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